martedì 4 settembre 2012

Top Gun, un doveroso omaggio



La recente scomparsa del regista Tony Scott ha riportato in auge un antico dibattito fra me ed i miei amici, una diatriba che porto avanti fin dai lontani tempi delle elementari, quand'ero un giovane pargolo che sognava di cavalcare un F-14 per sfrecciare nei cieli, sopra tutto e tutti.
La questione era questa: Top Gun è un capolavoro assoluto, oppure è semplicemente un film della madonna (semi-cit.)?
Difficile decidere fra queste due opzioni, lo so; io stesso a tratti ho dubitato delle mie convinzioni, ho rivalutato quelli che credevo essere punti fermi in continuazione, ma alla fine la sola cosa certa è che Top Gun è un mito.
Non ne siete convinti? Vi vedo scettici. Anche se scrivo davanti ad un monitor con una tastiera, ho ben presente come se foste davanti a me i vostri sguardi perplessi, le vostre incertenze, la convinzione che Top Gun in realtà sia una merda. Ma io so cosa si cela realmente dietro quegli sguardi: la paura. Sono occhi da cerbiatti impauriti che temono la grandezza del genio di Tony Scott, sfoderato completamente come uno spadone dal fodero nella pellicola in questione.
Ma suvvia ragazzi, come potete non apprezzare l'atmosfera patinata da una fotografia da filmino softcore anni '80 che caratterizza ogni scena? Le luci smarmellate (per citare Renè Ferretti di Boris), calde ed avvolgenti? Come fate -dico io, come diavolo fate- a non apprezzare l'eterna pezza di sudore che accompagna tutti i personaggi, le goccioline che imperlano la fronte, i vestiti incollati alla pelle da gigantesche chiazze sudoripare, manco stessero girando con la cinepresa nel deserto del Sahara con addosso un piumone da spedizione nell'Antartico?

"Non trovi anche tu che oggi
faccia un pò caldino?"

E non dimentichiamoci i dialoghi! Costruiti, elaborati, fini ma mai banali, accessibili a tutto il pubblico proprio per questo a forte impatto. Voglio ricordare in particolare questo splendido scambio di battute fra Goose e sua moglie davanti al figlio di 5 anni (che probabilmente subirà in seguito un blocco della crescita):

Carole: "Ehi, Goose, sei il mio stallone!"
Goose: "Proprio così tesoro!"
Carole: "Portami a letto e fammi impazzire!"
Goose: "Mostrami la strada di casa amore!"

Oppure, questo dialogo fra premi nobel:

Ice: "Hai bisogno di aiuto?"
Maverick: "Per cosa?"
Ice: "Lo hai già capito..."
Maverick: "Che cosa?"

"Slider, io ti amo" oppure
"Slider, io sono tuo padre" oppure
"Slider, tu puzzi", a scelta.

Ma veniamo alla trama: degli ipotetici nemici non ben identificati attaccano gli USA dal Pacifico per non meglio specificati motivi, e sempre per ragioni non propriamente chiare l'America fa vedere subito il cazz ... ehm, la voce grossa e manda il pilota d'aerei più basso e più bello del pianeta, Tommasino Crociera, nome di battaglia Maverick, che si mette in cuffia Highway To The Danger Zone e parte con il suo F-14 gasato dalla musica. A fargli da copilota Goose, che inspiegabilmente nel doppiaggio in italiano si trasforma in Gus. 
Tommasino sbaraglia il nemico e torna alla base dove gli dicono: "Cazzo se spacchi i culi, Tommasino, vai alla Top Gun così diventi ancora più bravo!". E magari un filo meno testa di cazzo, pensa l'istruttore.
"Gus, vai pure tu!", termina l'istruttore pelatone con capoccia lucida per il sudore.
"Ma veramente signore il mio nome di battaglia è Goose ..."
"NON ROMPERE IL CAZZO E VAI!".
Così i due se ne vanno alla Top Gun, dove fra sbronze micidiali in locali per soli ufficiali e flirt velati con istruttrici della prestigiosa scuola, imparano anche a volare un pochino meglio di quanto sapessero fare prima. Non molto meglio in realtà, perchè in un tragico volo il buon Tommasino si mette erroneamente sulla scia dell'aereo "amico" di Iceman (virgolettato perchè in realtà i due si odiano e fanno scattare la mandibola tutte le volte che si vedono); i motori si spengono quindi per una cazzata fatta da Maverick ma a lasciarci le penne è il povero Goose.
Tommasino è sconvolto, non riesce più a volare, non riesce più a trombarsi l'istrutrice, disimpara pure ad andare in bicicletta, una catastrofe insomma.
Fino a che non arrivano dei cattivoni sempre sul confine col Pacifico, sempre per motivi assolutamente non chiari. Toh! Chi l'avrebbe mai detto? Il buon Maverick sale a bordo dell'aereo ritrovando le motivazioni e -un missile qua, una mitragliata di là- fa fuori quindici caccia nemici, due cacciatorpediniere, una peschereccio di Genova che aveva sbagliato rotta e quattro stormi di anatre migratrici. Il tutto senza usare la mano destra.

"Fasi concitate del combattimento finale, ma non temete!
Tommasino Crociera ce la farà"

ps: ho volutamente ironizzato molto in questo articolo su in film che in realtà adoro (chi mi conosce lo sa, cit. Alberto Tomba), che ho visto centinaia di volte e che continuerò a guardare con piacere altre mille volte. Grazie per questo capolavoro Tony!



martedì 17 luglio 2012

Una riunione di menti brillanti


L'altro giorno m'è capitata per caso sotto mano una vecchia mail, credo sia addirittura del 2007. Il soggetto era un di quelle catene di sant'antonio virali che giravano ai tempi (e che sicuramente girano tutt'ora, solo che ora siamo vecchi e di conseguenza esclusi da circolo vizioso); era un quiz con mille domande, personali e non, che serviva per farsi ognuno i fatti degli altri.
Quella volta capitò in mano a tre ragazzi annoiati, seduti in aula informatica al Politecnico di Cremona, che decisero di ingannare il tempo rispondendo assieme ai quesiti. Eravamo io, Enzo e Sine, e come potrete vedere qua sotto, ognuno dava la sua risposta alla specifica domanda, influenzato o meno da quanto aveva espresso il vicino. Il risultato allora fu esilarante (ho ancora in mente le lacrime dal ridere e le facce perplesse di quelli di fianco a noi), e rileggendo oggi questa mail è facile ricordare il perchè. Eravamo giovani e stupidi. La sola differenza rispetto ad oggi è la gioventù, andata perduta su verdi praterie, ma la stupidità fortunatamente è un patrimonio ancora intatto per tutti e tre.
Gustatevela, soprattutto voi due Enzo e Sine ;-)

NB: le risposte magnifiche di Enzo rispecchiano la realtà dell'Enzo universitario, quello del "Ma stiamo facendo lo stesso esercizio?", per intenderci ;-)

[ADESSO]
SONO: Vezz (Vezz) - A scuola (Enzo) - Perplesso (Sine)
VOGLIO: Un figlio? (Vezz) - Io no! (Enzo) - La pace nel mondo (Sine)
HO: Noia (ormai avete capito, no?!) - Cagare - Perplesso
DESIDERO: la differenza rispetto al "voglio" qual'è??? (all'unanimità)
SENTO: il naso tappato - odore di merda - le voci
CERCO: di aprire la finestra (per l'odore, chiaramente) - sensibilità (???) - di capire perchè enzo puzza
PENSO SPESSO: a questi test, notte e giorno - al segui la freccia - alla pace nel mondo
MI SENTO MALE: mi dispiace
BALLO: lo ska - ma secondo me al posto di "adesso" devi mettere l'ora ... la data e l'ora ... - la salsa
CANTO: adesso non sto cantando - no - no
PIANGO: no - no - no
DOVREI: dargliele a Mister Lui - Mangiare meno insalata russa a pranzo - no

[SI O NO?]
TIENI UN DIARIO: no - no - no
TI PIACE CUCINARE: si - si/no - no
HAI UN SEGRETO CHE NON CONOSCE NESSUNO: è un segreto - è un segreto - anche
TI MANGI LE UNGHIE: no - si, con salsa tartara - si
CREDI NELL'AMORE: certo - quale? - si

[CHI E'?]
LA PERSONA PIU' STRANA CHE CONOSCI: ne conosco tante (unanimità)
LA PERSONA PIU' INCASINATA CHE CONOSCI: influEnzo - Vezz and the Bandits - ImpotEnzo
LA PERSONA PIU' SEXY CHE CONOSCI: Nina Moric (si, la conosco!) - Roya - Nina Moric (no, non la conosco ... )
L'INSEGNANTE PIU NOIOSO CHE HAI AVUTO: Battistini - battistini - Battista

[DOMANDE VARIE]
FAI LA DOCCIA OGNI GIORNO? di norma si - solo gli anni bisestili - solo i giorni dispari degli anni bisestili
TI VORRESTI SPOSARE? sisi entro i 25 anni - nei prossimi 25 anni - prima di morire
TI SEI MAI TATUATO ? coi trasferelli di spongebob - no - anche no
TI FAI DELLE PARANOIE SULLA TUA SALUTE?: non son mica grana - si, mangio solo salsa tartara - ho paura di perdere i capelli (sono grana)
TI SENTI BENE IN COMPAGNIA DEI TUOI GENITORI? oeeeh! - aaaaah! - uuuuh
TI PIACCIONO LE TEMPESTE? coooooooosa?? - è dalla mia parte questo qua (un ricchione nda) - chi?

[A CHE PENSI SE VEDI QUESTO NOME?]
MARTHA: senza acca - c'è una mia amica polacca maiala - molto maiala
ANDREA: mi sta sul cazzo - chi è andrea? - enzo si droga
CLAUDIA: bella polacca - aaaah, la claudia - kiwi melone
WILL: coso, il villo - willi? - cazzo ne so
PAOLO: cat, sinelli scusa, chi devo pensare? - sinelli chi? - non lo conosco
EVA: henger - henger - puttana
GIANNI: e pinotto - il profumo è l'ottimismo della vita - l'ottimismo è il profumo della vita
ALESSANDRO: gassman - magno....magno insalata russa - ma cosa cazzo ne so
ALEX: l'ariete - guarrotti - del piero
JUSTIN: quello frocio degli ensinc - timberland - lagodilegno
RICKY: balboa (il fratello scemo) - adrianaaaaaaa, non era richi? ah no, era rocky - 4
JACOBBE: covatta (il fratello sfigato) - come si chiamava giacobbe quello di economia? - Giacobbe!
SERENA: grandi - serena grandi è una pornostar secondo me (bisbigliando) - dandini
DANIELE: boh, interrante chiaramente - ma serena cos'hai messo??? - silvestri
ELISA: di rivombrosa, chiaro - grandi, la sorella maiala di serena grandi - la cantante

[PREFERENZE...]
NUMERO: 3 - 8 (ah no, ma è il numero preferito?? pensavo fosseun numero a caso!) 3 - 2
COLORE: muahahaahahahaahahaha (stavo ancora ridendo per prima, sennò sembro un folle) blu - blu- azzurro
GIORNATA: tipo - preferenza giornata? no aspetta! Ma che cazzo vuol dire preferenza giornata? Sabato - sabato
CANZONE PREFERITA: troppo difficile, forse little wing di Hendrix - Comfortably numb - new born
CIBO: impepata di cozze - beh figa, insalata russa - pasta
STAGIONE: estate - (secondi di silenzio....) ma emisfero boreale o australe? estateestate in entrambo - estate
SPORT: hockey - sport? sci - curling

[NELLE ULTIME 24 ORE...]
HAI PIANTO? Sì dal ridere - una pianta? ho piantato una pianta? - no
HAI AIUTATO QUALCUNO? si, voi in automatica - no, stai fermo! .......... sì - una vecchia ad attraversare la strada. è morta.
HAI COMPRATO QUALCOSA? niente va - la maionese tonnata - la pasta alla mangiatroia
TI SEI AMMALATO? sì. posso dire di sì - a causa della salsa tonnata - no, posso dire di no
SEI ANDATO AL CINEMA? no - no - no
SEI ANDATA AL RISTORANTE? alla mangiatroia (unanime) - anch'io (enzo)
HAI DETTO 'TI AMO'? forse a me stesso - sisi - spesso
HAI SCRITTO UNA LETTERA? beh, sì, una lettera dell'alfabeto sì - scrivi "A" - B
HAI PARLATO CON UNA/UN EX? Yez - sisi - Io con un ex
HAI SCRITTO IN UN GIORNALE? ma anche no - NO!! siiii ieri seraa....no - no
TI E' MANCATO QUALCUNO? siiisi - qualcuna? sisi No qualcuno no! Ah, sisi - sisi
HAI ABRACCIATO QUALCUNO? abracciato no, abbracciato nemmeno - ma abbacciato? - Abbracciato no, abracciato sì
HAI LITIGATO CON I TUOI GENITORI? eee no - nono - no
HAI LITIGATO CON UN AMICO/A? no, assolutamente - si assolutamente - con enzo

Ah, l'amour ...


martedì 26 giugno 2012

Cinque anni e quarantuno giorni prima ...


L'acceleratore è premuto quasi a tavoletta mentre la piccola utilitaria rossa percorre veloce la strada provinciale che lo porta all'appuntamento. Tutt'intorno è solo una macchia vorticosa verde e gialla, la campagna che lo ha sempre circondato lo abbraccia affettuosa anche in questa calda giornata di maggio.
Lui quasi non si accorge dell'alta velocità perchè la testa è impegnata a rimurginare sulla serata che sta per affrontare; è teso perchè non ha mai fatto una cosa del genere, ed è agitato anche per un altra ragione, anche se non se ne rende conto: può essere un punto di svolta nella vita, uno di quei giri attorno alla boa che cambiano tutto.
Dopo aver affrontato le mille rotonde della piccola città per ritrovarsi al parcheggio stabilito come punto di ritrovo scende dall'auto e si guarda in giro, con il cuore che palpita a mille per l'emozione e con la paura di fare brutta impressione. Lui sotto sotto è molto timido anche se mostra sicurezza quando può.
Lei invece è già al parcheggio da qualche minuto ma non vuole scendere dall'auto. Lo vede arrivare ed ancora non riesce ad aprire la portiera perchè anche lei è una ragazza timida , maledettamente timida, e non vuole fare la figura della sfigata con un ragazzo più grande di lei.
Lo vede mentre si guarda attorno con quella camicia verde chiaro ed i jeans un pò strappati al ginocchio, i capelli con uno strano ciuffo che però le piace.
Finalmente lei scende dall'auto e lui la vede quasi subito mentre si avvicina. Ha una maglia nera con delle strisce fuxia, attillata nei punti giusti, e anche lei indossa dei jeans, sopra dei tacchi che la fanno sembrare più alta anche se bassa non è.
Lui pensa subito che è carina, davvero carina; lo pensa anche lei di lui probabilmente, anche se chi scrive non lo può dire per certo perchè conosce meglio lui che lei.
Si presentano scambiandosi un bacio sulla guancia, anzi quattro si dice che portino sesso e scoppiano tutti e due in una risata imbarazzata. A dirla tutta poi si conoscono già da qualche giorno, un conto però è una chat ed un conto è trovarsi faccia a faccia.
Lui pensa che il suo nome sia stupendo, il più bel nome di donna che abbia mai sentito.
Si scambiano due parole, l'atmosfera è carica di tensione ma non di quella cattiva, anzi. Tutti e due sono pieni di sorrisi e sono curiosi, desiderosi di conoscere l'altro con una foga quasi violenta. Gli sguardi sono attenti in entrambi, luminosi e felici.
Vanno ad un pub della piccola città che piace tanto a lei, ed immediatamente piace tanto anche a lui. L'atmosfera è calda ed accogliente, fa sentire a proprio agio, in intimità. Lei consiglia una birra al ragazzo, così lui la prende e mentre la sorseggia pensa che la birra è ottima ed una ragazza esperta di birra promette sempre bene.
L'atmosfera s'è distesa ed i due ragazzi ora si sentono completamente a proprio agio, e chiaccherano tanto, del più e del meno, e ridono assieme, e scherzano. Si divertono mentre nasce qualcosa piano piano che forse nessuno dei due coglie ancora al cento per cento.
Lui le fa un origami, l'unico che sappia fare a parte la barchetta che ogni bimbo ha imparato a costruire con i fogli di giornale; è una piccola rana di carta che se premuta saltella qua e là. E' una sciocchezza, ma lei è deliziata e fa quel suo splendido sorriso in grado di illuminarle il viso mentre pensa che il ragazzo sia dolce oltre che intelligente.
La serata vola in un battito di ciglia fra una chiacchera ed una risata.
Quando lui la riaccompagna al parcheggio dove si sono incontrati per la prima volta qualche ora prima vorrebbe non farla scendere dall'auto. Rimangono sulla macchina ancora un pò e flirtano, l'aria diventa elettrica in un attimo. Lui vorrebbe baciarla perchè quella ragazza gli piace tantissimo.
Così si avvicina e fa per baciarla ma all'ultimo minuto, preso da un attacco di panico, ripiega e le bacia un braccio all'altezza della spalla. Poi però prende coraggio e la bacia con passione, e lei risponde al bacio con altrettanto trasporto.
Tornando a casa, questa volta senza spremere la piccola utilitaria rossa e con un largo sorriso è stampato sul volto, lui pensa che è stata una fantastica serata, davvero bellissima.


Ed ancora oggi, dopo cinque anni e quarantun giorni, lo pensa.


giovedì 24 maggio 2012

Everybody lies


Possibilità di spoileraggio. Minima, ma la possibilità c'è.

"It me fa pippa!"
Everybody lies.
La frase topica del personaggio più misantropo, astruso e geniale della tv è una verità assoluta, una di quelle cose che, se tenute sempre a mente, aiutano molto nel giudicare le persone o nel valutare le situazioni che ci si presentano davanti ogni singolo giorno.
Questo, dopo otto anni, è il messaggio che più m'è rimasto impresso guardando House: tutti mentono.
Per otto anni mi sono stupito ed entusiasmato davanti alle trame fitte di bugie, da parte dei pazienti come da parte dei personaggi; sia chiaro, non è questo la linea guida di un episodio standard di House, ma la bugia è il perno che fa girare tutta la giostra perchè c'è sempre, onnipresente, sia che sia detta a fin di bene sia che sia per coprire verità scomode.
Tutti mentono in ogni momento, ed House lo sa fare meglio di tutti, fino all'ultimo, per fregarti ancora una volta prima del grande addio.
L'ultima puntata di House, a chiusura di otto stagioni sempre ad altissimo livello di tensione, chiude in realtà un ciclo di tre-quattro puntate che, da qualche settimana a questa parte, ci stava conducendo tenendoci per mano verso un finale drammatico dal punto di vista umano.
Molti dei personaggi principali "storici" si erano già persi per strada nell'ottava stagione: la Cuddy, direttore/amore di House, non si vede completamente per tutta la stagione e, questo va detto, è un assenza che si sente; Cameron anche lei dispersa (salvo comparire nel gran galà finale di tutti i personaggi di House) anche se il suo personaggio, secondo me, si era già esaurito dalla terza stagione; Foreman si defila andando a ricoprire il ruolo di direttore dell'ospedale, e pur rimanendo presente nella trama, incide poco. Rimane sino alla fine della stagione il solo Chase, il mio personaggio preferito dopo lo Zoppo, forse perchè quello più vicino al modo di fare e di pensare di House, nonostante le tante ingenuità e debolezze mostrate nel corso della trama (o forse proprio per questo?).

Mmm ... so sexy
E Wilson?
Wilson, spalla storica di House, il Watson dello Sherlock col bastone, è una mazzata al stomaco che ti arriva nelle ultime puntate e regala una sfumatura realistica, per la sua durezza, che impreziosisce ulteriormente la serie.
Non a caso la penultima puntata, incernierata sul dualismo House-Wilson, è la migliore di sempre a mio avviso, anche meglio dell'ultima.
Anche se l'ultima, diciamocelo, è una puntata che chiude alla perfezione House. Dopo averci spiegato alla fine della prima serie il perchè del suo continuo soffrire ed aver visto un degrado umano progressivo (anche se non lineare) del personaggio, finalmente si arriva all'introspezione totale, allo scavare nelle paure più grandi, all'accarezzare l'idea più proibita per una  mente razionale come quella di House: quella di mollare, di cedere, di schiantarsi.
'Everybody dies' è il titolo dell'ultimo episodio, una scomoda verità umana al pari delle onnipresenti bugie, come dicevamo prima.
E quindi, appunto, everybody lies.
Addio dottor House!


giovedì 19 aprile 2012

Diaz - Don't clean up this blood




Diaz è un pugno nello stomaco.
Sono sicuro di non essere stato l'unico ad aver usato questa espressione ma la verità è che, pur essendo forse banale ed inflazionata, è la frase che meglio rende l'idea su questa pellicola che ha il pregio di raccontare verità scomode che forse alcuni conoscono ma che molti altri purtroppo non hanno mai sentito nominare. 
La regia di Daniele Vicari, personaggio a me completamente sconosciuto (anche se ad onor del vero la mia conoscenza dell'ambiente italiano è veramente limitata), è molto interessante, dinamica e coinvolgente. Forse troppo a volte, ma la crudeltà dei fatti andava testimoniata con obiettività e cinismo per quindi concordo con la scelta del regista. Certo è che, dopo 40 minuti di manganellate a persone perlopiù innocenti, con l'unica colpa di essersi trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, il magone ti cresce dentro e forse vorresti chiudere gli occhi. Ma a quel punto sei solo a metà del percorso guidato da Vicari e le scene forti devono ancora arrivare. Sembra impossibile ma l'assalto brutale alla Diaz non è crudo ed angosciante quanto le riprese nella caserma di Bolzaneto, che purtroppo ricordano terribilmente immagini già viste nei lager nazisti. Arrivi a pensare che si sia addirittura esagerato, che il regista o lo scenaggiatore si siano fatti prendere la mano, ma quando alla fine del film una scritta ti informa che tutti i fatti descritti sono estratti dagli atti del processo ti si ghiaccia il sangue nelle vene.
Oltre alla regia, molto incalzante e con uno stile quasi "americano", spiccano le interpretazioni degli attori; in particolar modo mi sento di elogiare Claudio Santamaria e il suo sguardo "liquido", come lo definisce Ciak, che rende in effetti l'idea in maniera ottimale del conflitto interiore che il suo personaggio vive: Santamaria interpreta un poliziotto a capo di una squadra, diviso fra i rimorsi di coscenza e l'istinto d'obbedienza ai propri superiori.
Per chiudere, senza dilungarsi troppo, Diaz - Don't clean up this blood è un film da vedere. Può non interessarvi il genere, può non piacervi la violenza, ma i fatti raccontati (quello che Amnesty International ha definito come "La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale.") dovrebbero essere a conoscenza di tutti per fare in modo che mostruosità del genere non avvengano mai più. Mai più.

Vi invito a leggere la pagina di Wikipedia sui fatti del G8 inerenti all'assalto alla Diaz:
Qui invece trovare la pagina di Wiki sul film:


lunedì 2 aprile 2012

Fratelli in erba



Ovvero: Edward Norton fa uso di droga e decide di mostrarlo orgogliosamente al mondo.

Sega isterica per lui, pubblicità per noi.

Intendiamoci, Fratelli in Erba non è un cattivo film. O meglio, rispetto ad altri capolavori senza tempo recensiti in questo blog, spicca leggermente per la qualità della trama e la bravura degli attori. Certo, confrontarsi con opere del calibro di Black Sheep o I Tre Moschettieri non sarebbe facile nemmeno per classici immortali come il Padrino o Shining, ma la vita è dura e gli esami non finiscono mai. E rosso di sera, bel tempo si spera.
Mi ritrovo qua a recensire Fratelli in Erba perchè è un film strano, ma strano forte. Eddy è un gran figo di Hollywood, attore straordinario (non scherzo, guardate Fight Club, la 25a Ora e American History X e poi ne riparliamo) che però non si accontenta e deve sperimentare di tutto, e decide perciò di fare qualcosa di alternativo producendo un piccolo film indipendente che, pensate un pò, arriva addirittura a guardagnare ben 20.000 dollari nel primo weekend di programmazione, uscendo in ben tre sale negli Stati Uniti. Praticamente una cacatina di piccione nel vastissimo mercato cinematografico americano.
Eppure la qualità della trama c'è (da qua spoilero di brutto perciò se non volete leggere andatevene a fa .... farvi un giro nel parco).
Due gemelli: uno stimato professore di filosofia, l'altro un geniale produttore erba in Oklahoma (d'ora in avanti utilizzerò il termine "caramelline" per non urtare gli animi più sensibili). Il gemello "cattivo" si trova nei guai per dei debiti contratti con un ebreo strozzino e richiama a se il fratello "buono" con l'inganno per attuare un altro inganno che inganni la legge. Il buono deve fare da alibi al cattivo andando a trovare la madre (Susan Sarandon) con cui ha un rapporto difficile e che se ne sta in ospizio a fumare caramelline nonostante abbia solo 55, 60 anni al massimo, mentre il cattivo va ad ammazzare il suo problematico strozzino. E sticazzi mi viene da dire. Ovviamente l'Eddy filosofo non capisce che il gemello lo vuole coinvolgere in una attività criminosa, forse perchè la sua linea di pensiero guida non è quella di Aristotele o Platone, ma quella dei Teletubbies. In ogni caso che succede? Eddy cattivo va ad accoppare lo strozzino, l'Eddy buono gli para il culo ingenuamente, ed intanto conosce una dolcissima ragazza poeta che recita versi mentre squarta pesci appena pescati e strappa loro le interiora a mani nude. Il romanticismo in Oklahoma è una cosa particolare.
Tutto bene quel che finisce bene (a parte per lo strozzino)? Eh, magari lo sceneggiatore (di cui parlerò dopo) avesse tagliato il film qua ...
Succede invece che il gemello buono aveva conosciuto sull'aereo per l'Oklahoma un ortodontista stracagacazzo che gli aveva attaccato una pezza incredibile, ebreo come il tizio accoppato, che, guardateildestinoavoltecomèinfamenecapitanodognimannaggia, riconosce il gemello cattivo mentre questi va ad accoppare lo strozzino e fa due più due. Solo che due più due in questo film non fa quattro. Eh no, perchè una persona normale avrebbe chiamato la polizia; invece sto ortodontista prende una pistola e va a minacciare i due fratelli ed inavvertitamente accoppa quello cattivo. La tragedia greca servita così, a freddo. Con quel pizzico di non-sense che non fa mai male!
E' finita qua? Se, magari ...
Il gemello buono, che all'inizio sembrava sbattersene i coglioni del legame con il suo fratello spacciatore di caramelline, ritrova l'amore per il gemello perduto e decide di saldare i debiti lasciati dal morto. Mentre cerca di farlo si becca però una freccia (???) lanciata da una balestra (???) nella panza (non sto a spiegarvi le circostanze, sarebbe inutile) e qua chiudo perchè stiamo cadendo nel paranormale.
Io ve l'avevo detto che era strano sto film.
Se però andate a leggervi la scheda di Fratelli In Erba su Wikipedia e vedete che lo sceneggiatore è nientepopòdimeno che Tim Blake Nelson qualche spiegazione la si ottiene. Chi cazzo è Tim Blake Nelson? E' l'abile sceneggiatore de La Sottile Linea Rossa (ovvero, come ti rifilo un polpettone filosofico-drammatico da 2 ore in cui non succede un cazzo di niente), semplicemente a mio avviso il peggior film mai visto. No forse il peggiore no dai, ma di sicuro uno di quelli che m'ha scottato di più.
In realtà Nelson ha fatto anche un paio di ottimi film, come Donnie Brasco e Fratello Dove Sei. Certo, ha messo la firma anche su Scooby Doo 2 ... insomma è davvero difficile giudicarlo.
Fatto sta che s'è inventato pure sto film qua con Edward Norton, e l'ha pure girato, in maniera discreta per carità, senza sbavature ma carente anche di colpi di genio.
La domanda finale che mi sono posto al giungere dei titoli di coda è stata: ma che cazzo di caramelline s'era mangiato Edward Norton per voler girare e soprattutto produrre un film del genere?
La vita è strana, tanto va la gatta la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, non ci sono più le mezze stagioni ...

Dici che se la bevono sta cagata?



giovedì 29 marzo 2012

Racconti mai dimenticati dal CRAL (4): Il Ferragosto



Premessa: trattasi di una versione romanzata di avvenimenti realmente successi. I nomi dei protagonisti sono stati leggermente modificati per evitare di citare direttamente gli interessati alle vicende. Ci tengo a sottolineare che gli eventi narrati non andarono mai in maniera molto diversa da quanto ho riportato.

Il link ai capitoli precedenti di questa burla li trovate qua sotto:
1. La Nascita di Vomit

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Il respiro è affannoso, gli occhi si muovono a destra e sinistra con fare ansioso. Nascosto dietro un angolo, cerchi di non mostrare neanche un capello oltre il bordo del rifugio improvvisato perchè sai benissimo che potrebbe essere fatale e potrebbe avvantaggiare il nemico nell’individuarti. Controllare la paura non è facile, e nemmeno aiuta pensare che chi sta dall’altra parte sta provando le tue stesse sensazioni. L’arma è pesante, più di quel che dovrebbe, e la continui a guardare con ansia per esser certo che sia ancora carica e lo è ancora -certo!- e per un millesimo di secondo ti tranquillizzi. Ma è un flash perchè subito torna la paura, l’ansia di esser scoperto, il terrore di essere colpito.
Questo è il Ferragosto al Circolo.
Come tutti certamente saprete, il quindici di agosto in Italia si festeggia il Ferragosto e metà della popolazione peninsulare si getta nelle piazze, nei parchi pubblici, nelle piscine per lanciarsi addosso gavettoni, per arrampicarsi sui pali della Cuccagna o per giocare ad infinite tombolate che durano fino al mattino.
Ovviamente anche al Circolo la tradizione veniva rispettata anche se noi ragazzi, come sempre, nel corso degli anni abbiamo mano a mano travisato sempre di più la filosofia “giocosa” del Ferragosto fino a farlo diventare più simile ad un livello di Call Of Duty 3 che ad un banale scambio di gavettoni.
Già la scelta delle armi non era prettamente convenzionale; abbandonati gli scomodi e poco funzionali palloncini, vera tradizione ferragostiana ma inadatti ad una battaglia di stampo blietzkrieg (guerra lampo, ndr) dove era richiesto un grande volume di fuoco con tempi di ricarica ridotti, ed abbandonati in partenza strumenti appariscenti ma poco potenti come i fucili ad acqua, io ed il resto degli scalmanati optamo nel corso degli anni per un qualche cosa che potesse garantirci grandi quantità di acqua e praticità nel trasporto, diciamo un equivalente bellico di un bazooka. La stragrande maggioranza, o almeno quelli che poi sopravvissero negli anni ai Ferragosti del Circolo per poter tramandare testimonianze, scelsero come soluzione offensiva il cestino.
Il cestino era l’arma perfetta per quattro motivi: primo, poteva essere trasportato facilmente; secondo, la ricarica di acqua era relativamente veloce; terzo, il volume di liquido poteva essere in certi casi (cestino grosso unito a stazza muscolare notevole) davvero imponente; quarto, se scaraventato contro un povero malcapitato con il giusto slancio, il gavettone da cestino non era troppo diverso dal prendersi un muro lanciato a folle velocità preso in piena faccia. La sola differenza è che non tutti i giorni si vede un muro muoversi per venirti incontro, mentre il giorno di Ferragosto era molto, molto facile ritrovarsi nel mezzo di un conflitto a fuoco a base d'acqua -che ironia della sorte!-.
L’iter per eseguire un perfetto gavettone del Circolo è il seguente: caricare il cestino fino all’orlo in modo che contenga almeno otto o nove litri d’acqua; sollevare il cestino a mezz’altezza sorreggendo con la mano forte la base e lasciando la mano debole attaccata al bordo dell’arma per permetterne il direzionamento; rimanere nascosti dietro ad un ricovero di fortuna (alberi, muretti, ecc) in attesa della vittima che dovrà essere qualcuno che abbia appena scaricato il suo cestino e quindi inerme; uscire dal nascondiglio e prendere velocità con una corsa a brevi passi per evitare che l’acqua tracimi dal cestino durante lo scatto; scaricare tutto il contenuto del cestino contro la vittima ad una distanza massima di 2 metri, meglio se un metro, sempre in corsa in modo che il muro d’acqua impatti con la massima velocità contro l’obiettivo; sfottere ripetutamente lo sfortunato mentre rantola per terra, guardandosi comunque attorno con la coda dell’occhio per evitare di subire la stessa sorte.


Mai, mai dare le spalle ad
un potenziale nemico.



Tornando alla scelta dell’arma (il vero nodo cruciale per il guerrillero del Circolo), era di essenziale importanza appena arrivati mettersi in cerca di un cestino che si confacesse alla battaglia perchè al Circolo i cestini adatti allo scopo erano pochi e bisognava accaparrarseli rapidamente per aumentare le proprie probabilità di sopravvivenza. Esistevano tre tipi di cestini ma solo uno di questi era perfetto per il giorno di Ferragosto: era il Cilindro, un contenitore per i rifiuti che spesso di trovava negli spogliatoi, il cui pregio era quello di essere privo di fenditure o spazi vuoti, il che consentiva, ovviamente, di riempirlo fino all’orlo di acqua. Non molti riuscivano a sfruttare il pieno carico del Cilindro, che richiedeva una grande forza per poter essere trasportato una volta colmato. Ma il bello di quest’arma era la versatilità poichè anche riempito solo a metà, il Cilindro poteva contenere comunque una litratura sufficiente a gavettonare con violenza chiunque senza perdere i pregi di un trasporto maneggevole. Il Cilindro era il sogno di ogni ragazzo al Circolo, era la Ferrari di tutti i cestini.
Gli altri due modelli non erano all’altezza perchè non possedevano le doti elastiche del Cilindro, anche se comunque presentavano qualche vantaggio indubbio.
La Gabbietta era un cestino leggero che si presentava “pieno” per un terzo e reticolato in piccole fenditure come in una gabbia per i rimanenti due terzi. Ovviamente era utilizzabile solo nella parte piena il che voleva dire poca acqua trasportabile ma estrema rapidità nella corsa e nel lancio del carico.
Il suo opposto era la Tinozza, un grosso cestino dotato di maniglie ai lati che si poteva trovare a bordo campo da calcio in grado di contenere un volume di acqua devastante (almeno 40 litri direi) ma che richiedeva due paia di robuste braccia per poter essere sollevato e trasportato qua e là per il campo da battaglia. Era un’arma estremamente macchinosa ma la potenza di fuoco era indubbia, anche se solo una volta ho visto colpire un bersaglio con la Tinozza. Lo portavano a zonzo Gobbo ed Toro Nero, i muscoli tirati nello sforzo di sostenere tutta quell’acqua, anche se forse la cesta avrà contenuto poco più della metà della capacità complessiva. Ad un tratto, puntarono un ragazzo appena arrivato che dava loro le spalle, aspettando quieto il proprio turno davanti ad una fontanella per ricaricare la propria Gabbietta (i ritardatari trovano le armi peggiori, ricordate?). Ricordo perfettamente la scena, sembrò di vedere due leoni individuare una gazzella da duecento chili zoppa. Il loro sorriso famelico presagiva un disastro. Iniziarono a correre con passetti brevi, silenziosi come ninja, attenti a non sprecare neanche un goccio di liquido; quando arrivarono ad un metro e mezzo dal malcapitato, coordinandosi perfettamente lasciarono partire un missile d’acqua diretto dalla Tinozza alla schiena del ragazzo. Qualcuno grido “Attento!” e quello fece appena in tempo a girarsi, prima di ricevere il muro d’acqua addosso. Finì a terra in stato d’incoscenza, dovettero chiamare l’ambulanza per portarlo via. Dicono che quel ragazzo non si sia più ripreso dal trauma. Gobbo e Toro Nero invece ancora se la ridono soddisfatti dopo anni, come due iene.


E' una lotta senza esclusione di colpi.


Quella fu una delle immagini più cruente del Ferragosto, ma non fu certo l’unica. Ogni anno era una lotta senza quartiere per tutta l’area del Circolo, anche se esistevano zone predilette. Sicuramente i punti più caldi erano le fonti d’acqua, meglio se lontane dallo sguardo indiscreto della dirigenza del Circolo che diventava sempre più feroce nel sorvegliarci. Fin da subito il nostro terreno di scontro divenne quindi la zona beach volley che, oltre a fornire sorgenti gelide (temperatura attorno ai 5 gradi, tipo ruscello di montagna) per ricaricare in posizioni strategiche, permetteva anche ai più bastardi di gavettonare persone e poi ricoprirle di sabbia dalla testa ai piedi, facendole somigliare a delle cotolette impanate. Le ragazze, per loro sfortuna meno dotate atleticamente, dovevano spesso subire questo trattamento di “cotolettatura” e ci stramaledicevano educatamente, mentre in realtà pensavano: “Non te la darò mai, stronzo”. L’avessimo saputo forse ci sarebbero state molte meno cotolette in giro per il Circolo.
Va comunque dato onore al merito delle donne del Circolo, grandi combattenti, che raramente si tiravano indietro nell’infuriare delle battaglie del Ferragosto. Furono proprio due ragazze, Margherita e Fener, ad inventare il primo prototipo di arma batteriologica da impiegarsi durante i conflitti. Consisteva nell’aggiungere al cestito pieno d’acqua tre o quattro tipi diversi di bagnoschiuma e/o shampo. Gli effetti potevano essere atroci se il bersaglio veniva colpito negli occhi, anche se in alcuni casi se ne traevano benefici se l’obiettivo era solito evitare il sapone come un gatto randagio. In effetti non è mai stato accertato se il primo scopo delle due ragazze non fosse proprio quello di far fare una doccia a certi puzzoni del Circolo.


L'utilizzo di armi biologiche è una pratica
consolidata nel Ferragosto al Circolo.

Tornando al discorso impanatura nella sabbia, chiaramente anche gli uomini potevano subirla e seguendo la legge naturale di colpire il più debole del branco, Hashish era forse quello che ha subito più ribaltamenti nella sabbia nel corso della storia. Quello che dava più soddisfazione in assoluto era però Parmigiano, come prendere una carpa da quattro chili. Di solito lo assaltavamo in tre: io lo cingevo da dietro cercando di tenergli ferme le zampe, Gobbi lo sollevava per le gambe e, mentre lo lanciavamo nella sabbia del beach per procedere alla cotolettatura, Spacca gli riempiva i boxer da bagno di manciate di sabbia. Ora, dovete sapere che la sabbia del beachvolley del Circolo era ruvida che manco la carta vetra è così abrasiva, e si incollava ed infilava dappertutto. Dopo una impanatura con sabbia del Circolo, una doccia poteva durare dalle due alle tre ore per riuscire a levarsi di dosso tutti quei granelli.
Uno dei grossi problemi, a mio avviso, della battaglia di Ferragosto era che, nell’infuriare dello scontro, non esisteva una divisione in squadre vera e propria, anzi i tradimenti erano certi come le tasse e la morte, ed i voltagabbana proliferavano numerosi e felici come i funghi nel bosco. Ad esempio, poteva capitare che, dopo uno sguardo d’intesa con Spacca per gavettonare Parmigiano, il maledetto ti rovesciasse addosso un Cilindro zeppo di acqua ghiacciata, e mentre ti giravi per scancherare addosso all’infame t’arrivasse nella schiena pure il secchio del Parmigiano. A quel punto solitamente partiva l’urlo fantozziano da dieci secondi e si sveniva per qualche minuto.
La lotta, senza quartiere, durava solitamente poche ore, finchè i combattenti stremati non si accasciavano al suolo con i muscoli frullati dalla stanchezza, mentre i caduti in battaglia solitamente avevano preso così tanta acqua che manco quelli che eran rimasti giù dall’Arca di Noè ne avevano presa tanta. Il terreno passava dall’essere un bel pratino all’inglese al somigliare straordinariamente alle tolkeniane Paludi Morte appena fuori dalle porte di Mordor, solo disseminate di cestini mezzi sfasciati ormai inutilizzati.
Forse era anche per quello che la dirigenza ce l’aveva tanto con noi.

Un giovane alcolista a seguito di traumi
subiti durante gli scontri.

giovedì 16 febbraio 2012

I giullari di corte ed i Ministeri al Nord


Oggi vi racconto una favola. Forse ho spoilerato un pò troppo già nel titolo; avrei dovuto essere più fumoso per mantenere un alone di mistero ed catalizzare l'attenzione dall'inizio alla fine. Beh pazienza, sono sicuro che la bellezza della fiaba accontenterà comunque anche il lettore più difficile.



 I giullari di corte ed i Ministeri al Nord


Prendo in prestito questa splendida immagine di Makkox, seguitelo su Il Post che merita.

C'era una volta (non si può evitare l'incipit classico, sennò che favola sarebbe?!) un Regno più lungo che largo, più alto che altro, ed un Re che governava con intelligenza politica, amore per il popolo, interessi per la crescita del paese e grande senso della giustizia e dell'equità[citazione necessaria] assieme alla sua corte composta perlopiù da giullari e saltimbanchi.
La capitale di questo Reame magico, invidia di tutte le vicine nazioni grette e corrotte, era al centro esatto del paese da tempo immemore, distante dall'estremo Nord quanto dal punto più lontano nel profondo Sud; questa cosa però non piaceva ai giullari del Re che venivano tutti dal Nord, dalla cittadina celtica di Sucate (celebre per ospitare una splendida moschea). Ed i giullari erano invero potenti e controllavano il Re, poichè nel Regno la risata e le pagliacciate erano tutto agli occhi della popolazione, e nessuno sapeva far ridere quanto loro. Per questo motivo il Re era costretto ad accontentare ogni richiesta dei giullari che, come in un mondo al contrario, anzichè sottostare agli ordini del padrone costringevano il sovrano ad accontentare le idee più bizzarre per continuare a far ridere la gente comune.
Venne dunque il giorno in cui i giullari andarono dal Re e gli dissero: <<Buongiorno Sire! Siamo qui per reclamare ciò che è giusto>>.
<<E cosa, di grazia, ritenete non giusto nel Reame?>>, rispose il Re.
<<La distribuzione del potere! Tutti i Ministeri del Regno sono qui, nella capitale, e noi vogliamo invece che Sucate abbia più importanza. Vogliamo i Ministeri al Nord>>, chiosarono in coro i giullari.
Il Re li guardò perplesso (anche perchè non era esattamente uno sveglione) e disse loro: <<Non capisco. I Ministeri devono stare nella capitale perchè essa è equidistante da tutti i confini del regno ed è sensato che sia così. Che capitale sarà mai senza Ministeri?>>.
<<A noi questo non importa>>, risposero allora con determinazione. <<A noi importa far ridere, e nulla farebbe ridere di più la popolazione se non spostare i Ministeri lontano dalla capitale>>.
<<A me pare proprio un idea bislacca, ad essere sinceri>>.
E loro chiusero il discorso dicendo: <<Sposta i Ministeri al Nord oppure ce ne andremo, ed a quel punto sai che perderai il Regno perchè la gente non ti amerà più e non ti seguirà più>>.
Il Re allora dovette cedere al ricatto per poter continuare a governare con saggezza e giustizia[citazione necessaria] ed i giullari vinsero la partita.
Ci fu così una grande festa a Sucate ed i giullari in pompa magna esultarono per la loro città e per l'importanza che le avevano assegnato. Per giorni e notti ci fu festa a Sucate, anche se nel resto del Regno in pochi festeggiaro.
La popolazione si era infatti stufata di queste continue bizze dei giullari e si era stancata anche del Re che accontentava troppo le loro richieste inverosimili. Si sa che la gente è lunatica e così un bel giorno, il Re e la sua corte si ritrovarono destituiti a furor di popolo ed un nuovo Re, noioso perchè non attorniato da giullari, salì al potere. Ma alla gente del Reame andava bene poichè si era proprio stufata di ridere.
Così il nuovo Re iniziò a lavorare, con serietà ed impegno, a risistemare tutte le pagliacciate sparse qua e là per il Regno dalla vecchia corte. Ed una delle prime cose che andò a sistemare fu proprio la questione dei Ministeri, che vennero riportati nella capitale con grande rammarico dei padroni di Sucate.
La storia finisce qua e purtroppo come avete capito finisce in modo triste poichè il Regno adesso era in mano ad un Re che voleva fare solo il Re, e non il cabarettista. Ma alla gente stava bene poichè più nulla gli importava di ridere.
A me però importa eccome, e la notizia della chiusura dei Ministeri al Nord mi fa ridere eccome.




Storia frutto dell'immaginazione dell'autore, fatti e riferimenti a cose e persone sono puramente casuali.

giovedì 2 febbraio 2012

Racconti mai dimenticati dal CRAL (3): Spaccaossa


Premessa: trattasi di una versione romanzata di avvenimenti realmente successi. I nomi dei protagonisti sono stati leggermente modificati per evitare di citare direttamente gli interessati alle vicende. Ci tengo a sottolineare che gli eventi narrati non andarono mai in maniera molto diversa da quanto ho riportato.

Il link ai capitoli precedenti di questa burla li trovate qua sotto:
1. La Nascita di Vomit

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Al Circolo Ricreativo Adolescenti Lesi era tradizione consolidata fra i ragazzi inventare periodicamente giochi che, a seconda del loro fascino, potevano finire col diventare dei grandi classici oppure cadere gradatamente nel dimenticatoio. Questi intrattenimenti ludici avevano quasi sempre tre caratteristiche che li accumunavano tra loro: primo, dovevano comprendere l’impiego di un pallone, o comunque di un qualche oggetto di forma sferica (o quasi) che potesse essere lanciato, calciato, scaraventato contro altre persone, bucato, nascosto, colpito o inghiottito; secondo, dovevano prevedere un buon livello di sforzo fisico e/o di violenza; terzo, dovevano permettere perculate a non finire per chi usciva sconfitto. Volendo c’era anche una quarta regola di base e cioè che era severamente proibito l’utilizzo di intelligenza e buonsenso durante lo svolgimento dei giochi; in realtà però non era affatto necessario esplicitare questa direttiva perchè tutti i partecipanti già la seguivano istintivamente, guidati da una irragionevole e quanto mai distruttiva indole che porta ogni situazione all’eccesso.
Forse vi sarà sfuggita la mancanza di una caratteristica che chiunque darebbe per scontata come comune denominatore in un confronto fra giochi, ossia la presenza di un regolamento. Beh, non è un errore di chi scrive, sappiatelo. Semplicemente alcune creazioni delle menti malate del Circolo non prevedevano alcuna regola o comunque non un insieme di norme chiare e definitive che potessero portare da qualche parte. Per questa ragione certe volte mancava addirittura una linea guida per definire un vincitore ed un gioco terminava solo quando i partecipanti erano stanchi e logori, sia mentalmente che fisicamente, e crollavano sfiniti dalla competizione.
L’esempio massimo di questa filosofia di giochi era lo Spaccaossa.
Prima di proseguire, va fatta un importante precisazione poichè Spaccaossa all’interno del Circolo rappresentava un curioso caso di omonimia fra il nome di un gioco (quello di cui appunto andremo a parlare) ed il soprannome di una persona (di cui spiegherò le origini più avanti). Quindi prestate attenzione a quando userò la parola in questione, perchè si rischia di fare una gran confusione.
Ma torniamo allo Spaccaossa (gioco).
Volendolo racchiudere tutto in un unica parola per descriverlo nella maniera più sintetica ed allo stesso completa possibile, la più adatta secondo me sarebbe “carnaio”.
Si giocava generalmente in poche persone, quattro o cinque era il numero ideale, anche se non mancano le eccezioni con partecipazioni di oltre otto persone. Era una sfida tutti contro tutti, anche se il regolamento (quasi totalmente assente a dir la verità) non proibiva alleanze fra i concorrenti, che il più delle volte si concludevano comunque con tradimenti e voltagabbana improvvisivi, nel pieno stile goliardico del gioco. Si utilizzavano esclusivamente i piedi per calciare una palla (esattamente come nel calcio) e lo “scopo” (se proprio vogliamo trovarne uno) era quello di tenere il possesso del pallone il più a lungo possibile con finte, dribbling, spallate, sputi, insulti, insomma con ogni possibile mezzo lecito e non. Lo scopo del resto della marmaglia era quello ovviamente di rubare il pallone, senza lesinare su pestoni, calci alle caviglie, scivolate a gamba tesa, sgambetti, spinte, gomitate, ecc ecc.
Era un gioco di una violenza inaudita, un insulto alle basilari norme di comportamento civile e sportivo, ma anche un passatempo divertentissimo per scaricare stress ed energia in eccesso.
L’avvio di una partita poteva essere lanciato da una serie di possibilità infinite ma quella preferita dal Circolo era sicuramente quella generata dal connubbio Sinsigön-Stisüs (traducibile come Stuzzicatore-Stizzoso). Lo schema comportamentale era metodico e praticamente infallibile. Il Sinsigön provvedeva a stuzzicare un soggetto predisposto a facili scatti d’orgoglio o ira fino a che quest’ultimo, lo Stisüs, non reagiva alle provocazioni ingaggiando una battaglia all’ultimo sangue a Spaccaossa con l’istigatore, anche se perlomeno per i primi minuti di gioco l’obiettivo primario non era tanto il recupero del pallone, più che altro si cercava di azzannare le caviglie avversarie come un mastino da guardia per vendicarsi dell’offesa. A seguito di questa prima scintilla, i partecipanti interessati ad aumentare l’acredine fra i due contendenti si buttava nella mischia ed il gioco era fatto.
Il Sinsigön solitamente stuzzicava uno Stisüs intento a prendere il sole come una lucertola al sole, o a pomiciare su di un asciugamano con la purchiacchia di turno ronzandogli attorno con il pallone e scavalcandolo con piccoli pallonetti, fastidiosissimi, in grado di minare la sopportazione dell’uomo più paziente al mondo. Qualche piccolo sfottò o vaghi riferimenti a perculate passate erano un ottimo catalizzatore per far indiavolare il soggetto puntato dal Sinsigön. Se poi si considera che lo Stisüs, come dice il nome, non era mai una persona tranquillissima, era facile far scoppiare un incendio da una semplice scintilla.
Fra i più grandi Sinsigön della storia dello Spaccaossa è necessario menzionare Gobbo, mentre nella categoria opposta degli Stisüs il principe era senza dubbio Parmigiano. Non mancavano poi soggetti ibridi, che a volte si comportavano da istigsatori, altre volte da vittime delle provocazioni. Anzi, il più delle volte c’era un tale turnover fra questi soggetti che si scatenavano più partite in una giornata, ed il sangue macchiava abbondante i verdi prati del Circolo.
Con il passare degli anni, il numero di partecipanti allo Spaccaossa è diminuito drasticamente. Vuoi che ogni gioco dopo un pò veniva a noia, vuoi che qualcuno era rimasto così scottato da qualche “tocco” un pò troppo rude, mano a mano il numero di giocatori è diminuito tanto che il gioco sopravvive ancora al giorno d’oggi solo grazie ai due patricarchi delle categorie precedentemente menzionate. E così capita spesso ancora adesso di vedere due scemi rincorrersi a spron battuto su e giù per le collinette dietro al Palaghiaccio, o puntarsi per tentare dribbling improbabili nel mezzo del campo da calcio con un sole che potrebbe sciogliere l’asfalto: quei due baluardi dei tempi passati, quei due cavalieri di generazioni ormai andate ma gloriose mantengono viva la memoria dello Spaccaossa in tutti noi, soprattutto grazie ai lividi sulle loro gambe per i gran calci che si menano a vicenda. Noi tutti siamo grati per questo.
Purtroppo nel corso degli anni (anche se sarebbe più preciso dire già a pochi giorni dalla sua invenzione), lo Spaccaossa dovette scontrarsi con le autorità del Circolo che vedevano di malocchio un orda di adolescenti che si muovevano imitando gli spostamenti di Taz il Diavolo della Tazmania (o le celebri Cartoon Fight Cloud) per i giardini inglesi, ribaldando sdraio, lanciandosi insulti vicendevolmente e abbandonando sul campo da gioco almeno due o tre giocatori che mugolavano rantolando a terra tenendosi con le mani il punto del corpo offeso da qualche colpo inferto con particolare violenza (ma comunque consentito dal gioco).
Memorabile fu la volta in cui la sfida si orientò su un praticello mordibissimo, mai calpestato, posto appena dietro i parcheggi delle biciclette. Era sofficissimo, nessun piede l’aveva mai percorso e l’erba era calda ed accogliente come un piumino nella più fredda notte di inverno. Al termine della partita di quel prato non rimaneva quasi più niente: era stato completamente arato dall’irruenza dei giocatori che l’avevo messo letteralmente sottosopra.
Il giorno dopo, superando la consueta lentezza burocratica, già capeggiavano cartelli intimidatori a bordo del prato vandalizzato: “E’ severamente proibito calpestare o giocare a pallone nelle area non autorizzate”.
Era solo l’inizio di un estenuante lotta fra i membri del Circolo e le autorità dello stesso.


Una rara istantanea di un match di Spaccaossa


domenica 22 gennaio 2012

Parole sprecate su Megaupload, SOPA e soprusi vari




Il 2012 si è aperto con una brutta notizia per Internet: il 19 gennaio ha infatti visto la chiusura del sito Megaupload e l'arresto del suo fondatore Kim Schmitz, altrimenti detto Kim Dotcom, uno smilzo ragazzo di almeno 180 kg con il caratteristico sguardo da nerd, quell'occhio da triglia indifferente ma cattivo che nasconde in realtà il desiderio di fotterti la morosa e stracciarti a World Of Warcraft (possibilmente in contemporanea).
Ora, a me del proprietario di Megaupload non importa nulla; può spassarsela per il resto dei suoi giorni in un albergo cinque stelle alle Hawaii oppure marcire in una cella tanto stretta da impedirgli di girarsi. Quello che mi ha scosso veramente è questo atto di forte censura concomitante con un periodo piuttosto delicato per le sorti della libertà di Internet, visto che proprio in questi giorni tengono banco negli Stati Uniti due leggi dal nome curioso ma quantomai pericolose per i cazzeggiatori del web: la SOPA e la PIPA.
La prima proposta di legge consentirebbe di perseguire legalmente un sito anche dopo una sola segnalazione relativa a caricamenti di contenuti protetti da copywright, la seconda permetterebbe di ostacolare l'accesso a siti "sospetti" con server al di fuori del territorio degli Stati Uniti (andando di fatto a render vane furbate come quella di Napster che nel periodo di maretta peggiore spostò i propri server nello stato non-stato di Sealand, di cui potete vedere un nobile locale cliccando il link foto).
Il problema della SOPA è che rappresenta una legge restrittiva e potenzialmente molto dannosa, il perchè lo si può riassumere facilmente da questo estratto di Wikipedia:

il SOPA rende perseguibile il sito che ha reso possibile o facilitato la pubblicazione del contenuto in violazione, pertanto costituisce un pericolo per i siti che permettono agli utenti di caricare contenuti: i siti a contenuto aperto, i social network, i blog, ecc.; invece con il DMCA la responsabilità del reato ricade sul singolo utente che ha caricato il contenuto;

Il DCMA, per chiarezza, è l'attuale legge in vigore che punisce, giustamente, chi carica un contenuto e non chi offre la possibilità di servizi gratuiti di upload. Anche perchè supponiamo per un secondo di possedere un sito come Megaupload e immaginiamo che un simpatico pedofilo terrorista carichi un bell'archivio di fotografie per i propri amichetti in cui bambini nudi preparano bombe per colpire la grande America; la colpa per quel contenuto scandaloso con la SOPA cadrebbe solo su di voi. Piuttosto ingiusto direi.
Fatto sta che proprio mentre nei civilissimi States si discute su come imbrigliare la libertà di internet, l'FBI ha deciso di portarsi avanti facendo chiudere bottega ad uno dei siti maggiormente utili degli ultimi anni e maggiormente sfruttati da chi, come me, non sempre ha voglia di spendere 20 euro per un cd piuttosto che per un DVD. Oltretutto la chiusura forzata del sito avrà messo in difficoltà anche quei poveri utenti che sfruttavano i tera di spazio per caricare documenti o quant'altro senza violare assolutamente alcuna legge: verranno forse risarciti? Ne dubito seriamente.
Io non piango per la dipartita di un sito come Megaupload perchè morto un Papa se ne farà un altro in men che non si dica; oltretutto le premesse fanno sperare in una causa legale che possa ribaltare tutta la situazione. In ogni caso mi rattristo perchè la chiusura del sito di Kim Dotcom rappresenta un precedente che uno stato poco democratico può sfruttare con facilità per domare quella bestia nera che Internet è diventata in questi anni per governi ballerini e politici fantocci.
Internet ora come ora rappresenta più di ogni altra cosa la voce del popolo: non bisogna permettere assolutamente che questa voce venga strozzata.



venerdì 13 gennaio 2012

Vacanze di Natale

Eccoci qua, con un altro anno caricato sulle spalle dell'umanità, intenti a consumare gli ultimi sgoccioli di tempo prima della fine del mondo. Non volevo scadere anch'io nella banalità di questa storiella sull'imminente giorno del giudizio ma la teatralità di un countdown del genere è innegabile, ed almeno un accenno in una frase d'apertura decisamente lo merita.
Comunque il 2011 è andato e come al solito mi ritrovo qua all'inizio di un nuovo anno per fare un piccolo riassunto; solo che stavolta ho deciso di stare nel breve termine, raccontando un pò delle intense vacanze natalizie che ho trascorso in compagnia dell'Ari e degli amici.
Si può dire che tutto sia cominciato con la tanto agognata assunzione a tempo indeterminato: dopo quasi tre anni, passati a rincorrere i deliri di medici per cui l'informatica ha la stessa credibilità dell'alchimia nel XX secolo oppure trascorsi in tempi più recenti nella città dall'aria più salubre d'Italia (non parlo di Trento, sciocchini), ecco arrivata la (credo) giusta ricompensa per tanti sforzi nel cazzeggiare e nel evitare abilmente lavoro e responsabilità.
Ringalluzzito da questa buona nuova ho potuto iniziare con il piede giusto le due settimane di ferie, una vera chicca, una cosa che non succedeva dal periodo di studi accademici.
La scaletta prefissata ha previsto una settimanella scarsa di forte cazzeggio casalingo (in cui l'acquisto dell'xbox s'è rivelato determinante), altalenato con abbondanti rinfreschi natalizi dove ha spiccato il pranzo di Natale in cui la famiglia Bandini ha cercato di farmi uccidermi ingozzandomi come un anatra; poi è seguita una cinque giorni enogastronomica nella splendida Toscana, dove anche lì s'è mangiato poco (soprattutto a Capodanno: non ricordo di aver mai avuto lo stomaco così gonfio, credevo di esplodere!); a seguire tre giorni sulle piste da sci in compagnia degli amici per smaltire un pò i chili con della sana attività fisica. Mi rendo conto solo ora però che, pur essendo uno splendido programma, rifinito dei dettagli, aveva un grosso problema di fondo: l'ordinamento.
Sono infatti partito con del relax assoluto, per passare a delle discrete sbronze a base di Nobile di Montepulciano e Vin Santo, andando a chiudere con i 26km di piste del giro del Sellaronda. Morale della favola, son tornato al lavoro quasi più stanco di prima, ma se non altro col morale alle stelle.