domenica 22 gennaio 2012

Parole sprecate su Megaupload, SOPA e soprusi vari




Il 2012 si è aperto con una brutta notizia per Internet: il 19 gennaio ha infatti visto la chiusura del sito Megaupload e l'arresto del suo fondatore Kim Schmitz, altrimenti detto Kim Dotcom, uno smilzo ragazzo di almeno 180 kg con il caratteristico sguardo da nerd, quell'occhio da triglia indifferente ma cattivo che nasconde in realtà il desiderio di fotterti la morosa e stracciarti a World Of Warcraft (possibilmente in contemporanea).
Ora, a me del proprietario di Megaupload non importa nulla; può spassarsela per il resto dei suoi giorni in un albergo cinque stelle alle Hawaii oppure marcire in una cella tanto stretta da impedirgli di girarsi. Quello che mi ha scosso veramente è questo atto di forte censura concomitante con un periodo piuttosto delicato per le sorti della libertà di Internet, visto che proprio in questi giorni tengono banco negli Stati Uniti due leggi dal nome curioso ma quantomai pericolose per i cazzeggiatori del web: la SOPA e la PIPA.
La prima proposta di legge consentirebbe di perseguire legalmente un sito anche dopo una sola segnalazione relativa a caricamenti di contenuti protetti da copywright, la seconda permetterebbe di ostacolare l'accesso a siti "sospetti" con server al di fuori del territorio degli Stati Uniti (andando di fatto a render vane furbate come quella di Napster che nel periodo di maretta peggiore spostò i propri server nello stato non-stato di Sealand, di cui potete vedere un nobile locale cliccando il link foto).
Il problema della SOPA è che rappresenta una legge restrittiva e potenzialmente molto dannosa, il perchè lo si può riassumere facilmente da questo estratto di Wikipedia:

il SOPA rende perseguibile il sito che ha reso possibile o facilitato la pubblicazione del contenuto in violazione, pertanto costituisce un pericolo per i siti che permettono agli utenti di caricare contenuti: i siti a contenuto aperto, i social network, i blog, ecc.; invece con il DMCA la responsabilità del reato ricade sul singolo utente che ha caricato il contenuto;

Il DCMA, per chiarezza, è l'attuale legge in vigore che punisce, giustamente, chi carica un contenuto e non chi offre la possibilità di servizi gratuiti di upload. Anche perchè supponiamo per un secondo di possedere un sito come Megaupload e immaginiamo che un simpatico pedofilo terrorista carichi un bell'archivio di fotografie per i propri amichetti in cui bambini nudi preparano bombe per colpire la grande America; la colpa per quel contenuto scandaloso con la SOPA cadrebbe solo su di voi. Piuttosto ingiusto direi.
Fatto sta che proprio mentre nei civilissimi States si discute su come imbrigliare la libertà di internet, l'FBI ha deciso di portarsi avanti facendo chiudere bottega ad uno dei siti maggiormente utili degli ultimi anni e maggiormente sfruttati da chi, come me, non sempre ha voglia di spendere 20 euro per un cd piuttosto che per un DVD. Oltretutto la chiusura forzata del sito avrà messo in difficoltà anche quei poveri utenti che sfruttavano i tera di spazio per caricare documenti o quant'altro senza violare assolutamente alcuna legge: verranno forse risarciti? Ne dubito seriamente.
Io non piango per la dipartita di un sito come Megaupload perchè morto un Papa se ne farà un altro in men che non si dica; oltretutto le premesse fanno sperare in una causa legale che possa ribaltare tutta la situazione. In ogni caso mi rattristo perchè la chiusura del sito di Kim Dotcom rappresenta un precedente che uno stato poco democratico può sfruttare con facilità per domare quella bestia nera che Internet è diventata in questi anni per governi ballerini e politici fantocci.
Internet ora come ora rappresenta più di ogni altra cosa la voce del popolo: non bisogna permettere assolutamente che questa voce venga strozzata.



1 commento:

  1. Concordo e sottoscrivo su tutta la linea. Sto cercando uno spunto per fare polemica con questo post, ma proprio non lo trovo. E' piuttosto infastidente.

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