mercoledì 14 ottobre 2009

Il diario del Voivoda: addii



Capita nella vita, soprattutto se sei un sentimentale con il gusto del teatrale come me, di vedere degli idoli svanire davanti ai tuoi occhi e di soffrirne come se fossero state conosciute realmente.
A 39 anni, dopo oltre un anno di lotta contro un cancro al cervello, è morto Allen Shellenberger, il batterista dei Lit.
Mi risparmio dall'annoiare ancora il lettore con la favola del mio batterista ispiratore, già letta o già sentita dalla mia bocca fin troppe volte. D'altronde sono una persona legata in maniera forte alle proprie passioni, e quando ne parlo tendo ad essere ripetivo, lo so. E' anche vero che una persona che non brucia per le proprie passioni, forse deve rivedere e correggere la sua definizione di "passione", o ciò che cataloga come tale.
Dicevo, all'inizio, che certe volte scompaiono figure che non hai mai conosciuto personalmente ma il senso di vuoto ti prende lo stesso, e la tristezza con esso.
Mi viene naturale domandarmi da dove possa venire una reazione del genere da parte di una persona che, seppur sensibile, si definisce anche razionale nel ragionamento. La realtà è che un individuo non è bianco o nero, non è una realtà agli antipodi dell'altra. Ogni persona è un pò sentimentale ed un pò razionale, con variazioni della miscela. E volendo focalizzarsi sul perchè la scomparsa di una figura lasci il segno, il motivo è semplice: ciò di cui senti la mancanza è ciò che essa ha rappresentato per te, filtrato e distorto dal proprio io, e non ciò che essa ha realmente trasmesso.
Io Allen non l'ho mai conosciuto, ovviamente. Forse era il più grande bastardo del pianeta ma non me ne importa ora, e nemmeno mi ha mai sfiorato il pensiero prima. Allen è una figura che mi ha fatto scattare la molla - "Ehi, voglio diventare batterista!" - punto e basta. Per cui grazie di tutto Allen, comunque sia, chiunque tu fossi realmente, rimarrai per sempre un idolo per me.
Addio.