mercoledì 11 novembre 2009

Il diario del Voivoda: Green Day


Un piccolo intervento i miei ragazzi lo meritano dopo il concerto di ieri sera.
Sono di parte, lo so, e lo sapete bene anche voi che mi sciolgo per i Green Day; ma pensare che il mio schieramento sia dovuto soltanto al fatto che sono il mio gruppo preferito da una vita è una banalità: per me sono sempre stati molto di più, soprattutto in questi anni dove hanno rappresentato lo specchietto retrovisore sulla mia adolescenza e sulla mia voglia di fare rock, e di fare del rock un piccola filosofia di vita.
Quindi ieri sera, mentre ascoltavo le note dei primi pezzi in scaletta, mentre ascoltavo la voce da eterno ragazzino di Billie Joe, mentre Trè Cool pestava salticchiando sullo sgabello la sua batteria e Mike Dirnt pizzicava il suo basso, pensavo che loro sono forse la prima ragione per cui inseguo il sogno.
Sul concerto in sè, c'è molto da dire e probabilmente finirò con il dimenticare qualcosa.
Quasi due ore e mezza di concerto, 30 pezzi in scaletta di tutti gli album fra cui addirittura 2000 Light Years Away del mitico Kerplunk, cover sparse qua e là, una capacità di coinvolgere la gente incredibile grazie a tutti quegli "you say eeeeeeeeeeeeh oooooooooooooooh". E ancora, gente sul palco chiamata a cantare i grandi classici, magliette sparate verso la folla, gli ormai immancabili travestimenti da donna durante King For A Day (grazie ragazzi di averla fatta!), i bis e tris, gli omaggi alla vecchia guardia di fan ...
Insomma indubbiamente dei grandi artisti, scenografici e soprattutto che dimostrano di ricordare in ogni momento, che se sono su quel palco è solo grazie a noi.

"Musica bella è lingua di Dio". Hai proprio ragione, Billie.


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Green Day @ Mediolanum Forum, Assago, Milano on November 10 2009

1. Song Of The Century
2. 21th century Breakdown
3. Know Your Enemy
4. East Jesus Nowhere
5. Holiday
6. Static Age
7. Give Me Novacaine
8. Are We The Waiting
9. St. Jimmy
10. Boulevard Of Broken Dreams (with "La musica bella è la lingua di Dio")
11. 2000 Light Years Away
12. Hitchin' A Ride
13. Welcome To Paradise
14. Sweet Child O' Mine (Guns N' Roses Cover)
15. When I Come Around
16. Highway To Hell (AC/DC Cover)
17. Brain Stew
18. Jaded
19. Longview
20. Basket Case
21. She
22. King For A Day + Stand By Me + (I Can't Get No) Satisfaction + Hey Jude
23. 21 Guns
24. Minority
25. American Idiot
26. Jesus Of Suburbia
27. Encore
28. Last Night On Earth
29. Wake Me Up When September Ends
30. Good Riddance (Time Of Your Life)

lunedì 9 novembre 2009

Il diario del Voivoda: la caduta del Muro



Oggi, 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino.
Difficile capire oggi cosa rappresentasse quell'enorme striscia di divisione fra diverse concezioni della società. Ma alcuni punti fermi li possiamo comprendere anche noi che il periodo del Muro non l'abbiamo vissuto in prima persona, vuoi perchè troppo piccoli, vuoi perchè ci siamo ritrovati dalla parte giusta del confine: il Muro non divideva solo Berlino, simbolicamente rappresentava la linea di demarcazione fra gli attori coinvolti nella Guerra Fredda.
Una cosa certa che traspira leggendo pagine dei giornali, siti internet e inserti vari è che la costruzione del Muro fu definitivamente la scelta più impopolare che potesse intraprendere il regime sovietico. Sono significative le parole di Viktor Suvorov, uno scrittore russo:

"L’obiettivo del muro: evitare che il popolo della Germania socialista potesse scappare nel mondo normale. Il muro fu costantemente perfezionato e rinforzato, trasformato da un normale muro in un sistema insormontabile di ostacoli, trappole, segnali elaborati, bunker, torri di guardia, tetraedri anti carro e armi a sparo automatico che uccidevano i fuggitivi senza bisogno di intervento da parte delle guardie di confine.
Ma più lavoro, ingegnosità, denaro e acciaio i comunisti mettevano per migliorare il muro, più chiaro diventava un concetto: gli esseri umani possono essere mantenuti in una società comunista solo con costruzioni impenetrabili, filo spinato, cani e sparandogli alle spalle. Il muro significava che il sistema che i comunisti avevano costruito non attraeva ma repelleva.
"

Il Muro fu quindi una definitiva bocciatura del regime, dei suoi metodi autoritari e dittatoriali atti a controllare la popolazione. Come si potesse pensare che erigere un muro per impedire la fuga dei cittadini fosse una buona intuizione, questo è davvero misterioso.
Resta il fatto che il regime non fece nulla per farsi amare dalla gente della DDR: oltre al Muro, gli atti infami e vergognosi messi in opera dalla STASI portarono i Berlinesi dell'EST a rialzare la testa un giorno dopo l'altro. Fino al 1989, il 9 novembre, dove in una conferenza stampa, alla domanda su quando si potesse attraversare quel dannato confine segnato dal Muro, il portavoce della DDR Schabowski si lasciò sfuggire un "ab sofort". Da subito. E così scattò il passaparola fra i Berlinesi, più veloce delle televisioni e delle radio, più veloce dei telefoni. E nell'arco di un'ora il Muro fu assediato e abbattuto pezzo per pezzo, a colpi di martellate. Il simbolo del regime si ritorceva contro il mostro da esso creato.
Un Berlinese tornava ad essere solo un Berlinese, senza distinzione alcuna. Tutti potevano riportare le parole di Kennedy indistintamente: "Ich bin ein Berliner".