mercoledì 30 novembre 2011

Black Sheep - Una storia vera


Fighetta hippie:   "Cos'è questo rumore?"
Sfigato ovinofobico:   "Qualcuno che sta tosando!"


Dopo il successo della mia recensione al capolavoro del cinema moderno I Tre Moschettieri, torno a parlare di film nel blog del Voivoda con un altro capolavoro visionato l'altra sera a Milano in compagnia dell'Ari (l'Indiana Jones che ha scoperto l'esistenza di questa perla) e del Maina: oggi si parla di Black Sheep - Pecore Assassine.
Ebbene si, il titolo purtroppo svela già molto sul tema protagonista di questa chicca di B-movie e lo fa in maniera diretta come un Bats qualsiasi, o come un Api Assassine qualunque. Capolavori che fra l'altro vi consiglio di vedere (se avete del tempo da buttare via, altrimenti dedicatevi ad attività più utili nel campo del sociale come questa --> clicca qui).
Insomma avrei preferito un titolo più criptico, come nel caso di Marabunta - Minaccia dalla Terra, che sembra chissà cosa e poi scopri che parla di formiche assassine (???) e scemi del villaggio che scappano urlando come checche isteriche e sparando colpi di fucile a pompa verso questi temibili insetti. Per la serie: del buon vecchio DDT non bastava?
Comunque, tornando in tema Black Sheep, a colpire non è solo l'idea demenziale in sè - delle pecore assassine?! - ma anche l'atmosfera di self-perculazio che impregna tutto il film. Il cast, il regista ed gli stessi produttori non hanno voluto puntare come negli esempi sopra citati a creare un film carico di tensione e suspance (anche perchè con delle pecore, hai voja); hanno preferito investire su battute ridicole, personaggi pseudo-comici e sui magnifici sguardi penetranti delle mostruose bestie protagoniste:

Sono o non sono animali terrificanti?

Il risultato di questo mix letale è che ci si dimentica del lato horror del film (molto scarno in realtà, solo un pò di splatter qua e là) mentre ci si trova piegati in due a ridere di fronte ad un'opera demenziale in cui il protagonista è un giovane neozelandese che soffre di ovinofobia a causa di uno scherzo di cattivo gusto subito in età infantile, messo in opera dal fratello che si rivela essere il "cattivo" del film con tendenze zoofile un pò troppo marcate. Lo sfigato ovinofobico è accompagnato da una hippie che sembra non capire un cazzo di niente della vita e che non si scandalizza manco tanto quando vede delle pecore fare salti di 2 o 3 metri per azzannare una giugulare esposta. A chiudere il cerchio dei personaggi principali troviamo: il ragazzo della hippie che si fa mordere da una ovino transgenico e diventa una pecora mannara (no, non sono sotto effetto di acidi); un pecoraro che una volta morso al piede vede trasformasi il suddetto in una zampa d'ovino ma la prende con molta filosofia; una vecchia che sembra Rambo a 280 anni ma che comunque sa ancora farsi valere col suo bel fucile in mano.
Andare avanti non avrebbe più senso, è un film che non si può godere in una recensione. Va visto ed amato. Vi lascio con il trailer della versione italiana.


Un ora e venti e non guarderete più le pecore nella stessa maniera, ve lo assicuro.

lunedì 21 novembre 2011

Festeggiamenti ambrogini


Su cortese richiesta di un afecionados lettore del mio blog, di cui non farò il nome per non comprometterlo (il suo nome in codice è Tatone86), voglio tentare un improbabile riassunto dei tre compleanni festeggiati a Milano negli anni scorsi. Il difficile, in questa impresa, è ricordarsi tutti i dettagli perchè si sa, l'alcol non è un valido aiutante quando si tratta di andare a ripescare nei cassetti della memoria.
Anzi, prendendo spunto dall'idea di Stephen King ne L'Acchiappasogni, che immagina il cervello come un gigantesco magazzino disposto su più piani, zeppo di scatoloni che rappresentano tutti i ricordi e le esperienze della propria via, ecco, io immagino nel mio archivio che tutta la zona "compleanni festeggiati a Milano" sia stata sommersa da una gigantesca alluvione (alcolica appunto), e che mi tocchi ora andare a ripescare i ricordi da cartoni resi molli e friabili dall'acqua, memorie che si sfaldano fra le mani.
Tralasciando queste peregrinazioni mentali, ricordo distintamente che i compleanni festeggiati sotto l'ombra della Madonnina dalla premiata ditta Marty e Vezz sono stati tre, spalmati in quattro anni. Eh già, perchè dopo il primo glorioso anno di festeggiamenti ambrogini ci si prese un anno sabatico, forse per riprendersi dalla batosta.
Quindi il primo compleanno fu quello del 2007 se non sbaglio a fare i conti. Il programma della serata prevedeva un goccio di spumante a casa della Marty prima di uscire a fare l'happy hour. In realtà io arrivai già un pò badilato al rendezvous a causa di un riscaldamento in vista dei festeggiamenti veri e propri a casa del Mighè, e da lì iniziai una lunga maratona alcolica con il buon Lukish a farmi da spalla. L'errore per lui fu quello di seguirmi in ogni cosa che bevvi quella sera di cui ricordo: un invisibile aromatizzato fragola in cui era assolutamente impossibile riconoscere il sapore del frutto all'interno di quel mix letali di basi bianche; sette chupiti, tutti di sapori diversi ma di cui al momento non ne ricordo nemmeno uno; un long island nel locale a Brera dove incrociamo anche il mitico Arrighe. Il risultato del primo anno fu che il protagonista indiscusso della serata fu proprio Lukish, che dopo la chupiteria perse completamente il filtro serietà e cominciò a fare dei discorsi completamente deliranti, oltre che estremamente divertenti.
La serata purtroppo, dopo quel maledetto ultimo long island, fu ancora molto lunga per me e Lukish. Io, storia trita e ritrita, finii lungo disteso -collassato- nella cucina di Miki, dove tutt'ora una piastrella indica il punto esatto di caduta. Il resto della nottata lo ricordo a tratti vaghi e sfocati, vorrei poter dire per la botta alla testa, ma credo che le cause fossero altre. Rammento solo che dopo la caduta, ci fu la domanda di Miki: "Vezz, ma cosa è successo?", e io da terra, calmo e pacato, risposi: "Eh, son caduto". La mattina mi svegliai addormentato per terra fuori dal bagno, e per una settimana intera la mia coordinazione motoria fu estremamente ridotta.
A Lukish non andò molto meglio. Arrivato a casa della Marty vomitò l'anima nel lavandino del bagno. Poi subì una sveglia ad orari disumani vista la nottata da leone appena trascorsa, e mentre aspettava il treno a Lambrate per tornare a Cremona (dove lo attendeva un faraonico pranzo di famiglia) decise che era il caso di lasciare un ricordino anche in stazione. Infine, appena arrivato a casa, si diresse in bagno per il terzo canto del gallo. Per tutta la settimana ebbe la febbre, e fu il primo caso diagnosticato al mondo di febbre alcolica post-sbronza.
Il secondo compleanno a Milano, dopo un anno sabatico già menzionato, fu nel 2009 e fu probabilmente quello più "tranquillo". Happy Hour al Crash, poi una sbarcata di chupiti in un locale di cui non ricordo nome e location, ma con un proprietario simpaticissimo. Sine mi faceva presente l'altra sera che per ogni chupito nostro, lui se ne tirava giù uno. Non oso immaginare come stia messo il suo fegato. Poi qualcuno a casa ("Non mollare vecchio", direbbe Dario) e qualcun'altro ai Magazzini Generali. Di questa parte della serata due cose hanno meritato di essere conservate nei recessi della mia memoria: l'invisibile più pesante della storia umana, tanto greve da farci tornare sbronzi fradici dopo che, negli spostamenti, la balla accumulata in chupiteria era andata esaurendosi; Grana che gesticola come suo solito come un pazzo, e che così facendo urta il cocktail di Miki rovesciandolo a terra ("E io pago", direbbe Totò, visto che poi gli sbeuri per rimediare al danno li ha tirati fuori il sottoscritto).
Con il terzo festeggiamento milanese invece si è tornati ad avere un trend positivo, perlomento in quanto a stupidità. Sede dei festeggiamenti il ristorante Covo, con i suoi capelli da pagliaccio e con il suo Nero d'Avola, che da allora il mio cervello teme vista la furiosa emicrania del giorno dopo. Serata oltremodo divertente con protagonisti al ristorante l'Ari ed il Ghido, impegnati da metà serata in poi a fottere bottiglie di rosso da tavoli appena lasciati sguarniti dai legittimi proprietari. Poi il bomber, usciti dal Covo, fù il Garo che in preda ad una sbronza colossale ed a crampi allo stomaco lancinanti, improvvisò per una buona oretta una splendida camminata alla Celentano ubriaco.
Ogni anno una sorpresa insomma. E quest'anno, che sorprese ci riserverà?