lunedì 28 settembre 2009

Il diario del Voivoda: nostalgia

Ah, che nostalgia la vacanza a Monaco. Ho scovato il vecchio report di allora, godetevelo!

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Andò più o meno così.

Vezzo: “Qual’è il mese che si dice che abbia il tempo ballerino, Ronca?”
Ronca: “Non lo so … non era marzo?”
Vezzo: “Mi sembrava aprile …”
Sine: “Boh, non ne ho idea …“
Vezzo: “Chiediamolo a Sandro, che tutto sa”

Vezzo: “Sommo!”
Sandro: “Sommo? Cosa vuole dire sommo?”

E da allora fu chiamato Sommo Principe degli Idioti. E fu così che tutto iniziò.


Reportage della vacanza/gita a Monaco

1° Giorno
Il primo giorno, inutile a dirsi, lo si trascorre allegramente fra autostrada e autogrill. Saltuariamente ci perdiamo in assurde statali austro-germaniche, imboccate senza alcun scopo logico dal nostro autista, la cui somiglianza con Barney Gamble dei Simpson è lampante agli occhi. Si arriva all’albergo attorno alle tre, e l’autista da il meglio di sé in una manovra di parcheggio denominata dagli esperti “sonora minchiata”: incastra il pullman di sbieco, occupando contemporaneamente il marciapiede e la strada (vedi foto). Per questa manovra a forte tasso di difficoltà si guadagna il totale rispetto di tutta la compagnia.
Entrati nell’albergo il gruppo viene spinto a forza in una stanza a fianco della hall, e qualche pessimista comincia a valutare la possibilità di un’eventuale gassazione della combriccola, che già dimostrava di essere italiana al 100% per la quantità di baduello prodotta. Entra invece un responsabile dell’albergo che ci spiega il regolamento e altre cazzate varie. Mentre il Tiuz, uno dei nostri due capogruppo, ripassa le due regole fondamentali del non fumare in stanza e del non fare casino nei corridoi dopo le 22, dalla sua tasca scivola inesorabile la pistola giocattolo comprata qualche ora prima all’autogrill, con la quale, sul pullman, ha scassato il cazzo a tutto il gruppo. La scena della pistolina che cade per terra e la faccia allibita del responsabile sono memorabili. Il tipo rimane ancora più di stucco quando scopre che il Tiuz è uno dei nostri capogruppo. Veramente una scena fantastica, bisognava esserci per rendere l’idea.
Dopo essersi ripigliati con un girettino nei dintorni, con un Campari Orange che definire indegno era un complimento e con un pessimo pasto in albergo, si esce per un primo giro esplorativo della Monaco notturna. Andando a zonzo a vuoto per parecchio tempo riusciamo a trovare finalmente l’HB, l’Hofbraühaus, la famosa birreria di Hitler, una locale a dir poco spettacolare per la sua immensità e per la sua grandezza (io e Sine abbiamo stimato fra gli 800 e i 1000 coperti). Ci assettiamo in gruppi sparsi, dato che, nonostante dimensione del posto, fatichiamo a trovare i tavoli, e finalmente mi posso scolare il mio bel litrazzo di birra, Hofbraü Original, una chiara davvero interessante. L’atmosfera è bella, il posto pure, peccato che alle 11e30 inizino a sbolognarti fuori per la chiusura. Fuori dall’HB ci rifugiamo all’Hard Rock, che sta proprio di fronte, ma non prima di aver fatto un po’ di show con dei coreani, che in quanto a sbronza erano nettamente sopra di noi, fatta eccezione per Ronca, che era già sulle stelle dopo il suo litro. La scena di Albe che imita il coreano a fare la foto di gruppo strizzando gli occhi, con lo stesso coreano a fianco, è memorabile. Dentro l’Hard Rock invece è il turno di Grana, che si mette ad offrire giri a me e a Sine, rendendo il resto della serata assolutamente da ricordare. Molto begli oggetti esposti: la chitarra dei Sex Pistols, la tuta di Freddy Mercury, la cintura di Jimi Hendrix, la chitarra dei Rolling Stones, e parecchia altra roba (vedi foto).
Tornati in albergo, alle 6e30 è il turno del Ronca Show. Nel dormiveglia sento che va in bagno, quando ne esce, mi tocca il braccio, che avevo disteso fuori dal letto, dopodiché si sente un trambusto allucinante: mi sporgo fuori dal letto a castello e ritrovo Ronca sdraiato a pelle di orso sul pavimento. E’ svenuto quand’è uscito dal bagno ed è volato per terra come un sasso. Sandro ed io gli chiediamo se è ancora vivo, e una volta avuta la conferma torno a dormicchiare, anche se periodicamente scoppio a ridere per lo show di Ronca. Fra l’altro non riesco ancora a spiegarmi come non abbia potuto spaccarsi l’osso del collo, vista la disposizione della camera … l’esperienza di Ronca smentisce la teoria di Grana sull’effettiva utilità del collare osseo!

2° Giorno
Il secondo giorno si affronta il primo della numerosa sfilza di risvegli traumatici: poco sonno e tanto alcol sono dei pessimi alleati contro la stanchezza. Al mattino si va a vedere il centro di Monaco, il municipio e il duomo (vedi foto) mentre al pomeriggio ci si divide: c’è chi va a vedere l’Englisher Garten, mentre io, Sandro, Sine e Ronca andiamo a vedere l’Hofgarten (vedi foto) prima di rifugiarci in albergo per riposare un po’.
Alla sera invece, si finisce ancora all’HB, nonostante il parere contrario di qualcuno, ma alla fine si scopre che il gioco vale la candela perché è il turno del Grana Show: decide che vuole portarsi a casa a tutti i costi il bicchiere da un litro del pub; io, Tiuz, Vale e Albe decidiamo di dargli man forte facendogli da copertura, e ci avviamo verso l’ingresso ballando e menando un cincello allucinante sulle note, cantate da noi, di “Everybody dance now!”. Arrivati all’uscita c’è un buttafuori gigantesco che ci ferma, ficca una mano sotto la giacca di Grana recuperando il bicchiere e ci sbatte fuori con uno spintone. C’è anche il tempo per un piccolo Vezzo Show: non trovo più il portafoglio, perciò mi riscaravento dentro l’HB evitando il buttafuori e corro a cercarlo sotto il tavolo, per poi scoprire che l’avevo in tasca, dove era sempre rimasto. Sono un coglione. D’obbligo un bel sorriso al buttafuori uscendo per la seconda volta dalla birreria. Mi aspettavo un pugno in faccia, m’è andata bene.
Da registrare la ottima birra rossa presa dentro l’HB, davvero speciale.

3° Giorno
La terza giornata la si trascorre quasi interamente al Deutsche Museum; sul tardi c’è chi va a vedere l’Allianz Arena, io non sono fra quelli. Sul museo poco da dire: molto interessante, molto grande (direi ai livelli del Louvre), e naturalmente con pochissimo inglese nelle spiegazioni (crucchi bastardi).
Alla sera invece il grosso della compagnia si rifugia in un’altra delle case birrai principali di Monaco, l’Augustiner, dove meniamo un bordello allucinante, tant’è vero che le cameriere vengono più volte ad intimarci il silenzio; ma noi imperterriti continuiamo con balli popolari e con il fantastico gioco del “Chi è nato in gennaio si alzi! Si alzi! Chi è nato in gennaio si alzi in piè!”. Lo scontrino del conto presentato a fine serata presenta l’astronomica cifra di 387 euro, distribuite su una trentina di persone. D’altronde parecchi, fra i quali il sottoscritto, hanno preso due litri. Fra l’altro, dentro il pub, uno dei nostri, Gio, s’è ritrovato un suo vecchio professore delle medie (che ha fatto in Sicilia) e subito è scattato il coro “Professore, portaci le alunne!”, le quali, molto cordialmente erano sul punto di venire, quando il prof le ha bloccate. D’altronde, mi sa che eravamo in età da galera …
Scacciati come al solito a mezzanotte dalla birreria ci rifugiamo di nuovo all’Hard Rock, dove mi sparano la miseria di 27 euro per 4 bicchieri di Jack Daniel’s.
Tornati all’albergo, sugli scalini troviamo dei ragazzi sardi che iniziano ad offrirci da bere e passiamo altre due orette giù a chiacchierare, ridere, sparare stronzate e fumare sigarette. Ci offrono anche un loro vino sardo che dicono essere una botta paurosa, ma una volta assaggiato non si rivela essere più forte di un nostro qualsiasi Chianti o Malvasia. Finisco la serata con il seguente score, che penso essere il mio record personale: una bottiglia di birra a cena, due litri di chiara all’Augustiner, un Jack Daniel’s all’Hard Rock, un altro mezzo litro di birra con i sardi e l’equivalente di un paio di bicchieri di vino sardo. Nell’arco della serata fumo più di un pacchetto di sigarette. Di sicuro polmoni e fegato non avranno apprezzato …

4° Giorno
Dopo la potente sbornia della sera prima, niente di meglio dell’aria fresca del castello di Nymphenburg per riprendersi. Più che un castello però, sembra essere una tenuta simile a quella di Versailles, addirittura più grossa. Il palazzo si estende su due ali che avvolgono per metà un laghetto artificiale, mentre l’altra metà è fasciata da una schiera di tenute che ipotizzo servissero come appartamenti della corte (vedi foto). Dietro il palazzo si estende un giardino immenso, che si perde a vista d’occhio, però scarno dal punto di vista delle decorazioni (soprattutto visto che le statue erano coperte, vedi foto). In compenso il giardino era pieno d’anatre a non finire, con cui naturalmente non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di giocare per un oretta come dei bambini delle elementari … era troppo forte però!
A pranzo mangiamo in un’altra birreria dell’Augustiner, un posto molto di classe ad occhio, dove la gente si divide fra prendere il “porco without salad” (come diceva il cameriere) o un piatto di wurstel assortiti su base di crauti e patate; mi viene ancora l’acquolina in bocca se ci ripenso!
Finito il pranzo, la comitiva del giorno (siamo in una ventina perché altri sono andati in un campo di concentramento e sterminio nella zona) si dirige verso l’Olympiapark, dove viene radunata la quasi totalità della combriccola. La zona è veramente formidabile, un intreccio d’architettura naturale e artificiale splendida, da lasciarci giù gli occhi. Si possono effettuare visite all’Olympia Stadium (vedi foto), al museo della BMW, al museo del rock in cima alla torre e godere dello splendente panorama dalla medesima. Sulla riva del lago di fronte alla torre, nel cemento hanno lasciato la firma parecchie celebrità: i Metallica, gli Alice Cooper, Santana, B.B. King, e molti altri (vedi foto). Ad un certo punto Grana, per fare un po’ d’ironia, mi chiama dicendo di aver trovato la targhetta del mio preferito; vado là da lui e, come un po’ mi aspettavo, trovo la targhetta di Ronan Keating. Poi sposto lo sguardo su quella di fianco e sgrano gli occhi: immortalata nel cemento c’è la firma dei Kastelruther Spatzen (vedi foto)!!!! Chiamo lì Grana e neanche lui ci vuole credere. Un gruppo sfigato tirolese che abbiamo sempre deriso per il loro aspetto e per la loro musica è immortalato fra le grandi firme della musica … assurdo! I crucchi proprio non li capisco …
Dopo cena, c’è chi esce per un giretto, mentre io, Grana, Albe, Vale, Sandro, Ronca, Sine e il Tiuz rimaniamo nel disco-pub dell’albergo a giocare a stecca e a fubalino, anche perché il giorno dopo la partenza è fissata per le 7e30. Organizzato un torneone di biliardo, si riforma l’HJusy con il Tiuz sotto lo pseudonimo di Sanchez e il sottoscritto a incarnare, naturalmente, il ruolo de El Presidiente. E riusciamo pure a riportare l’HJusy ai fasti del passato vincendo il torneo! Grande Sanchez!

5° Giorno
Il quinto giorno è tempo di partenza, purtroppo. Sul pullman la quasi totalità delle persone dorme della grossa (vedi foto). Sulla via del ritorno però ci si ferma al fantastico castello di Neuschwainstein, sul confine fra Germania ed Austria. E’ il castello della Disney, per intenderci. Poco da dire, se non che è un vero capolavoro, da lasciarci giù gli occhi (vedi foto).
Terminata la visita di due orette, si riprende la marcia per Cremona, dove si arriva alle 7 di sera. E’ finita la pacchia.