martedì 23 settembre 2014

Ghiacciolandia

Dopo tanto tanto tempo mi ritrovo a spolverare il mio vecchio blog, apparentemente caduto in disuso ma mai del tutto dimenticato (dal sottoscritto intendo, voi scommetto che l'avevate rimosso dalla mente più che volentieri). E come panno swiffer per rimuovere la polvere quale post migliore se non un'utilissima guida semi-seria sulla recente esperienza islandese mia e della Bandini?
Ho pensato di buttare giù due righe che non fossero proprio un diario quanto piuttosto un manualetto con informazioni, appunti e consigli. Ora immaginate di avere dei pessimi amici che dopo una sbronza colossale vi piazzano su di un aereo, svenuto, che vi deposita nel mezzo di un terreno brullo, spazzato da un vento furioso che sembra che voglia capottare la terra a testa in giù, con un vulcano che borbotta alle vostre spalle. Se avrete letto questo blog non sopravviverete comunque ma almeno morirete con una vaga consapevolezza della vostra geolocalizzazione.
Esticazzi, per dire.

1) Rolling on the Ring Road
Chiamatela Ring Road, Strada 1 oppure Hringvegur. Chiamatela come diavolo vi pare ma questa strada è tutto ciò che vi occorre se volete farvi un giro già sufficientemente esaustivo dell'Islanda. Il nostro tour de force s'è svolto essenzialmente seguendo questa arteria principale con qualche deviazione qua e là dove più ci ispirava. Nove giorni a macinare km su km fra panorami mozzafiato su una strada che avvolge ad anello il paese neanche tutta asfaltata (ad est ci sono abbondanti pezzi di sterrato comunque percorribili facilmente anche senza un mezzo corazzato). Il bilancio finale è stato di 2500 km, dormendo ogni sera in un posto diverso (le tappe strategiche sono state: Stykkishólmur, Hvammstangi, Akureyri, Lago di Myvatn, Borgarfjordur Eystri, Hofn, Vik ed infine Reykjavik); un programma ambizioso che grazie all'assenza di imprevisti ed al vento a favore c'ha permesso di vedere una svagonata di cose in poco tempo. Certo, dovessi tornarci faccio almeno due settimane ed evito di simulare una tirata alla Parigi-Dakar ma nel complesso è un tour fattibile e ricchissimo di contenuti.

Traffico intenso. Maledettamente intenso.

2) Suzuki-me-lo-suki
Spannocchiando qua e là sul web prima di partire la maggioranza degli utonti faceva terrorismo psicologico: "Scegliete con attenzione il vostro mezzo o vi ritroverete fottuti in mezzo al nulla cosmico!". Premesso che il consiglio in sè non era sbagliato, l'opinione personale che mi sono fatto è che per vedere la maggior parte delle cose sia sufficiente un qualsiasi mezzo a quattro ruote (anche una diligenza coi cavalli, per dire). Detto questo, noi abbiamo avuto la fortuna di trovare in offerta su Rejkyavikcars un Suzuki Gran Vitara e l'abbiamo prenotato al volo. Il mezzo era praticamente nuovo e, scoperta piacevole dopo circa due ore di guida (siamo attenti osservatori noialtri!), aveva il tettuccio apribile. Prima che ve lo chiediate, no, non serve per le giornate di caldo afoso islandesi (frequentissime mi dicono), ma è stato comunque un valore aggiunto perchè ha permesso al mio abile copilota (Ari, appunto) di fare foto in velocità rischiando il congelamento solo per aver messo il muso fuori dalla macchina per 10 secondi.
Nei pochi pezzi di sterrato affrontato era una sensazione piacevole fare i 90 km/h superando agevolmente piccole utilitarie in difficoltà (mostrando ovviamente con perizia il dito medio dal pratico tettuccio apribile) e buche che avrebbero disintegrato la C2 in mille pezzi. Riassumendo il Suzuki gasa ed il titolo di questo paragrafo è fortemente ingannevole.

Japanese do it better!

3) Agnelli al vento
Certi pezzi di strada sulla Ring Road sono abbastanza surreali poichè non incroci anima viva per 30-40 km. In compenso vedi un fottio di agnelli. Ma veramente tanti eh! Dominano i pendii scoscesi, belano nella notte di fianco a dove dormi parlottando fra di loro, ti fissano con quello sguardo vacuo alla Black Sheep (chiunque non abbia visto questo film-capolavoro si metta in pari), che non capisci se vorrebbero ucciderti oppure se hanno solo l'encefalogramma quasi piatto. Il risultato è che tu vai a zonzo qua e là per l'Islanda ed hai molte più probabilità di tirar sotto un agnello che un uomo. Che se ci pensi bene è strana bene sta cosa.
La seconda cosa più presente dopo gli agnelli credo sia il Vento. Forte, costante, penetrante, è un inseparabile compagno di viaggio di cui vorresti fare a meno, come quando a 15anni sei in gita e ti devi portare addiettro il secchione che ti fa la spiega davanti ai monumenti. Comunque con giacca da snow e pantavento siamo riusciti a metterci una pezza.

"Ti odio! Anzi, ti mega-odio!"

4) Bunga bunga Bardarbunga
Sembra il nome dell'ultimo scandalo berluskoniano ma è solo il nome di un vulcano che c'ha fatto ansiare non poco prima di partire e durante il viaggio. I fatti: in Islanda è presente il più grande ghiacciaio europeo per volume, il Vatnajökull. Questo occupa l'8% del territorio islandese ed è spesso fino a 1100 metri. Magari non ve ne frega un cazzo ma a me ha lasciato a bocca aperta questa cosa. Comunque, tornando in argomento, sotto questo gigantesco ghiacciaio ci sono parecchie caldere vulcaniche ed una di queste naturalmente ha scelto di risvegliarsi iniziando a prodursi in terremoti di varia intensità pochi giorni prima che partissimo. La preoccupazione era che si potesse verificare un altra situazione simile al 2010 quando l'eruzione del Eyjafjallajökull (se non lo sapete pronunciare siete degli sfigati) bloccò oltre 90mila voli.
Ogni giorno prima di partire monitoravamo il peggiorare della situazione, i terremoti crescevano in numero ed intensità. Poi ho scoperto la tranquillità islandese a riguardo, prima sul forum di TripAdvisor UK (utilissimo) e poi di persona. Vi racconto un piccolo aneddoto per rendervi l'idea. Chiaccherando con il tizio del noleggio auto, appena arrivati, ci chiede quasi subito se avevamo sentito del vulcano con una notevole eccitazione nella voce. Gli abbiamo detto che si, avevamo sentito ed eravamo un pò preoccupati; lui ci fa: "Ma no, non preoccupatevi. Tanto prima di 2-3 settimane non succede sicuramente nulla.", e noi "Beh, magari non succede proprio nulla, magari si calma e la situazione si normalizza", e di nuovo lui "No no, state certi che sicuramente ormai parte!", con un sorrisone sulla bocca.
Sono islandesi, hanno a che fare con i vulcani da sempre e ci scherzano su. Però sono organizzatissimi e ti tranquillizzano molto. Di fatto il buon Bardarbunga non ci ha causato grossi problemi a parte qualche strada chiusa al Nord. Il 5° o 6° giorno di viaggio s'è finalmente aperta una piccola fenditura da cui fuoriusciva lava ma essendo lontana dai ghiacci non ha causato grossi problemi. Ora da quasi una settimana una seconda fenditura sta eruttando, sempre lontana qualche km dal ghiacciaio. Il consiglio che posso darvi è questo: non fatevi fermare da questi allarmi, considerate soprattutto che il caso del 2010 fu da un certo punto di vista la "tempesta perfetta" (eruzione esattamente sotto un ghiacciaio, polveri sottili, vento verso l'Europa), e se dovesse capitarvi ... beh, allungate la vacanza!

Limiti di sicurezza invalicabili.

5) Il paese dei geyser
Molti pensano che in Islanda ci siano più geyser che –che ne so- agnelli (il che già di per sè è una cazzata, visto che ci sono agnelli OVUNQUE). In realtà questa è una leggenda metropolitana. Di geyser regolarmente attivo sul territorio islandese ce n’è solo uno, lo Strukkur; non che questo debba farvi intristire ammosciandovi, perchè solo lo Strokkur vale il prezzo del metaforico biglietto (dato che non si paga assolutamente nulla per vederlo). Spruzza getti di acqua e vapore a 20 metri ogni 10 minuti circa, tutto sommato con una regolarità che lascia abbastanza stupiti. Di fianco allo Strokkur c'è il Geysir, colui che ha dato il nome a tutti quelli venuti dopo di lui; formalmente è ancora attivo, anche se possono passare anni fra un evento e l’altro. Il motivo è che già nell'Ottocento era una meta turistica abbastanza gettonata e i furboni che andavano a vederlo credevano che per farlo scatenare bisognasse lanciare dei sassi nella bocca del geyser. Morale della favola, hanno tappato il buon Geysir che ora gasa solo quando c'è qualche terremoto in zona. Peccato che la stupidità umana abbia colpito ancora, perchè se lo Strokkur getta acqua fino a 20 metri, il Geyser era in grado di spararla fino a 60.

Qualcuno ha mangiato pesante ieri.

6) "La cosa più bella che hai visto?"
E' veramente difficile dirlo. Vedi tante di quelle cose distanti anni luce dal mondo "normale" che ogni giorno qualcosa che ti impressiona e ti porta a scattare una fotografia mentale che probabilmente rimarrà indelebile nella memoria.
Però sono una persona quadrata e quindi ho stilato una mia personalissima Top 3:

  - Le balene: scettico prima di pagare per questa escursione, entusiasta al ritorno. Per tre ore abbiamo gironzolato nella baia al largo di Husavik e abbiamo avuto la notevole fortuna di avvistare tre megattere che dormivano una di fianco all'altra. Verso la fine dell'escursione, mentre l'Arianna assumeva colorazioni gradienti dal giallo al verdastro a causa del mal di mare, siamo riusciti a vedere questi bestioni esibirsi in tre salti: descrivere un animale di una quindicina di metri, pesante una trentina di tonnellate, che salta fuori dall'acqua con una grazia tutta sua è impossibile. Forse l'unico paragone è immaginarsi Giuliano Ferrara fare i tuffi dal trampolino della Baldesio.

Giulianone in tuffo.

  - L'aurora boreale: anche qua la fortuna ha giocato a nostro favore, perchè complice il Sole particolarmente attivo in questo periodo e un meteo adatto siamo riusciti ad vedere questo incredibile fenomeno metereologico. Potrete vedere cento albe splendide, mille tramonti romantici, ma l'aurora boreale lascia letteralmente senza fiato.

Spettacolo. Punto e basta.

  - Le Cascate islandesi: ce ne sono ovunque, di tutti i tipi e per tutti i gusti. E soprattutto, tutte gigantesche. La più bella per me è stata Selfoss, nel nord dell'Islanda, ma anche Dettifoss (in foto qui sotto) non se la cavava male.

Ma va sbùroon!

 
7) Usi e costumi
Gli islandesi sono persone molto aperte. In quasi tutte le strutture in cui abbiamo pernottato i padroni di casa c'hanno accolto con gentilezza e tante tante informazioni utili. Il costo della vita è più caro che da noi ma fidatevi che se, come nel nostro caso, a mezzogiorno vi accontentate di qualche merendina o schifezza varia, alla sera sarete più che lieti di spendere qualcosina in più. Per la medesima ragione, io tornato dall'Islanda posso affermare senza problemi di aver mangiato bene. Lo stufato d'agnello -onnipresente- è stato il mio miglior paracadute, le aragoste di Hofn e la balena mangiata a Akureyri sono stati piatti curiosi ma sfiziosissimi. Si si, sono una brutta persona che mangia le balene. Prometto che non lo faccio più e torno a mangiare mucche e maiali da bravo bambino.
Un ultima cosa. Non prelevate contanti che non serve ad una ceppa; gli islandesi saranno anche dei pescatori o dei pecorari (un pò di razzismo mancava a questo articolo) ma sono avanti anni luce rispetto a noi e ovunque si può pagare con carta di credito. All'arrivo in aeroporto il 50% del nostro volo s'è precipitato ai bancomat oppure agli sportelli dei cambi. Noi con una carta di credito abbiamo fatto tutto. Tiè!

Fottutamente buone. Fottutamente care.

Riassumendo, l’Islanda gasa e di brutto. Come sto ripetendo a tutti, andateci andateci andateci.
Un grazie speciale va alla mia indispensabile compagna di viaggio ed alla sua irrefrenabile curiosità che mi ha permesso di vedere panorami o cose che magari mi sarei lasciato scappare.
Alla prossima regas, sperando che il prossimo aggiornamento del blog non coincida con la prossima vacanza in posti selvaggi come l’Islanda.

Jokusarlon. Una marea de gias.