lunedì 26 aprile 2010

54



Che ci fanno su un'isola della costa croata l'attore anglo-americano Cary Grant ed un giovane bolognese con il rammarico di non aver mai vissuto un giorno da partigiano?
Sembrerebbe una domanda strana, eppure c'è un libro che sa la risposta, anche se inventata: il primo, in missione per la Military Intelligence britannica, scappa inseguito da dei loschi individui incaricati di rapirlo per conto della Mosca comunista di Kruscev, intenzionata a sua volta a fare un dispetto al troppo indipendente governo rosso di Tito. Il secondo, il Bolognese, ha venduto la propria coscienza alla piccola criminalità per pagarsi un viaggio lungo ed illegale alla ricerca del padre che non vede da troppo tempo, il padre partigiano considerato un criminale in Italia per aver salvato degli innocenti dalla follia fascista ed unitosi al sogno socialista della Jugoslavia, poi tradito dallo stesso Tito. E' poi lo stesso padre che salva Cary Grant allontanando i loschi individui a colpi di schioppettate fin troppo precise.
Fosse tutto qua, 54.
E' anche una donna che s'è venduta inconsapevolmente per salvare dalla miseria il fratello malato di mente, e che crede di essere innamorata del giovane amante che invece non sa che fare della propria vita e finisce col conoscere Cary Grant su di un isola croata.
E' un ex-partigiano che dimenticato dal Partito finisce con il darsi al traffico di merci illegali e che in un parcheggio appena oltre il confine francese finisce ammazzato per un ricordo di scontri lontani contro camicie nere.
E' uno scagnozzo che sogna di liberarsi dal giogo del suo Boss e finisce col nascondere 3kg di eroina nel posto più sbagliato che possa esistere: un televisore americano nuovo di zecca che fa gola a tutti.
E' mille altre cose che si uniscono formando un unica incredibile storia internazionale, che si svolge fra Bologna, Napoli, Trieste, Cannes, Marsiglia, Mosca, e tanti altri luoghi ancora.
54 è un intreccio magnifico, che si legge tutto d'un fiato; è anche un bellissimo pezzo di storia italiana del dopoguerra, istruttivo ed interessante.
Al pari di Q, capolavoro dei sempre più sorprendenti Wu Ming. Da leggere.

lunedì 19 aprile 2010

Novità in arretrato


Di novità nell'ultimo periodo ce ne sono state, ed io come al solito rimango indietro nell'aggiornare il blog. Beh, di scadenze ne avrò fin troppe fra non molto tempo (si capirà in seguito meglio questa affermazione) quindi non vedo perchè angustiarmi con tempi ed altri vincoli irritanti. Ora il tempo c'è, dunque aggiorniamo.
Si interrompe dopo due anni il mio contrastato rapporto di lavoro con l'azienda ospedaliera e, più in generale, il fantastico mondo del pubblico. Difficile fare un bilancio, un esperienza positiva e negativa al tempo stesso, che forse ha avuto la sola colpa di perdere lo smalto iniziale mano a mano che le magagne del pubblico saltavano fuori. C'è chi continuerà a darmi del cretino fra se e se per la mia scelta, azzardata e rischiosa, forse io stesso lo farò un giorno, ma per ora sono contento così, davvero. "Il pubblico è la morte del lavoratore", ho sentito dire da una persona che per trent'anni c'è marcita dentro.
Giusto una settimana in Toscana con la mia dolce metà e famiglia per tirare il fiato e via con il nuovo lavoro. E qui si che le novità diventano di spicco. Si passa dal gestire e cooperare con i consulenti esterni rappresentando il cliente ad essere io stesso un consulente, il venditore. Si passa da un impiego con scadenze praticamente inesistenti ad un lavoro in cui le scadenze sono tutto, sono l'essenza del tempo che scandisce l'attività (da qui la mia frase in introduzione). Passo anche ad impiegare un ora e mezza per raggiungere la postazione, contro i 10 minuti del vecchio ruolo. C'est la vie!
Per ora tutto bene. Ufficio bello, colleghi simpatici, vita da pendolare sopportabile. Mi rimangerò tutto, lo so, ma per ora va bene così. Sono gasato, moderatamente (pur sempre di un lavoro si tratta). C'est la vie, anche in questo caso.