martedì 23 settembre 2014

Ghiacciolandia

Dopo tanto tanto tempo mi ritrovo a spolverare il mio vecchio blog, apparentemente caduto in disuso ma mai del tutto dimenticato (dal sottoscritto intendo, voi scommetto che l'avevate rimosso dalla mente più che volentieri). E come panno swiffer per rimuovere la polvere quale post migliore se non un'utilissima guida semi-seria sulla recente esperienza islandese mia e della Bandini?
Ho pensato di buttare giù due righe che non fossero proprio un diario quanto piuttosto un manualetto con informazioni, appunti e consigli. Ora immaginate di avere dei pessimi amici che dopo una sbronza colossale vi piazzano su di un aereo, svenuto, che vi deposita nel mezzo di un terreno brullo, spazzato da un vento furioso che sembra che voglia capottare la terra a testa in giù, con un vulcano che borbotta alle vostre spalle. Se avrete letto questo blog non sopravviverete comunque ma almeno morirete con una vaga consapevolezza della vostra geolocalizzazione.
Esticazzi, per dire.

1) Rolling on the Ring Road
Chiamatela Ring Road, Strada 1 oppure Hringvegur. Chiamatela come diavolo vi pare ma questa strada è tutto ciò che vi occorre se volete farvi un giro già sufficientemente esaustivo dell'Islanda. Il nostro tour de force s'è svolto essenzialmente seguendo questa arteria principale con qualche deviazione qua e là dove più ci ispirava. Nove giorni a macinare km su km fra panorami mozzafiato su una strada che avvolge ad anello il paese neanche tutta asfaltata (ad est ci sono abbondanti pezzi di sterrato comunque percorribili facilmente anche senza un mezzo corazzato). Il bilancio finale è stato di 2500 km, dormendo ogni sera in un posto diverso (le tappe strategiche sono state: Stykkishólmur, Hvammstangi, Akureyri, Lago di Myvatn, Borgarfjordur Eystri, Hofn, Vik ed infine Reykjavik); un programma ambizioso che grazie all'assenza di imprevisti ed al vento a favore c'ha permesso di vedere una svagonata di cose in poco tempo. Certo, dovessi tornarci faccio almeno due settimane ed evito di simulare una tirata alla Parigi-Dakar ma nel complesso è un tour fattibile e ricchissimo di contenuti.

Traffico intenso. Maledettamente intenso.

2) Suzuki-me-lo-suki
Spannocchiando qua e là sul web prima di partire la maggioranza degli utonti faceva terrorismo psicologico: "Scegliete con attenzione il vostro mezzo o vi ritroverete fottuti in mezzo al nulla cosmico!". Premesso che il consiglio in sè non era sbagliato, l'opinione personale che mi sono fatto è che per vedere la maggior parte delle cose sia sufficiente un qualsiasi mezzo a quattro ruote (anche una diligenza coi cavalli, per dire). Detto questo, noi abbiamo avuto la fortuna di trovare in offerta su Rejkyavikcars un Suzuki Gran Vitara e l'abbiamo prenotato al volo. Il mezzo era praticamente nuovo e, scoperta piacevole dopo circa due ore di guida (siamo attenti osservatori noialtri!), aveva il tettuccio apribile. Prima che ve lo chiediate, no, non serve per le giornate di caldo afoso islandesi (frequentissime mi dicono), ma è stato comunque un valore aggiunto perchè ha permesso al mio abile copilota (Ari, appunto) di fare foto in velocità rischiando il congelamento solo per aver messo il muso fuori dalla macchina per 10 secondi.
Nei pochi pezzi di sterrato affrontato era una sensazione piacevole fare i 90 km/h superando agevolmente piccole utilitarie in difficoltà (mostrando ovviamente con perizia il dito medio dal pratico tettuccio apribile) e buche che avrebbero disintegrato la C2 in mille pezzi. Riassumendo il Suzuki gasa ed il titolo di questo paragrafo è fortemente ingannevole.

Japanese do it better!

3) Agnelli al vento
Certi pezzi di strada sulla Ring Road sono abbastanza surreali poichè non incroci anima viva per 30-40 km. In compenso vedi un fottio di agnelli. Ma veramente tanti eh! Dominano i pendii scoscesi, belano nella notte di fianco a dove dormi parlottando fra di loro, ti fissano con quello sguardo vacuo alla Black Sheep (chiunque non abbia visto questo film-capolavoro si metta in pari), che non capisci se vorrebbero ucciderti oppure se hanno solo l'encefalogramma quasi piatto. Il risultato è che tu vai a zonzo qua e là per l'Islanda ed hai molte più probabilità di tirar sotto un agnello che un uomo. Che se ci pensi bene è strana bene sta cosa.
La seconda cosa più presente dopo gli agnelli credo sia il Vento. Forte, costante, penetrante, è un inseparabile compagno di viaggio di cui vorresti fare a meno, come quando a 15anni sei in gita e ti devi portare addiettro il secchione che ti fa la spiega davanti ai monumenti. Comunque con giacca da snow e pantavento siamo riusciti a metterci una pezza.

"Ti odio! Anzi, ti mega-odio!"

4) Bunga bunga Bardarbunga
Sembra il nome dell'ultimo scandalo berluskoniano ma è solo il nome di un vulcano che c'ha fatto ansiare non poco prima di partire e durante il viaggio. I fatti: in Islanda è presente il più grande ghiacciaio europeo per volume, il Vatnajökull. Questo occupa l'8% del territorio islandese ed è spesso fino a 1100 metri. Magari non ve ne frega un cazzo ma a me ha lasciato a bocca aperta questa cosa. Comunque, tornando in argomento, sotto questo gigantesco ghiacciaio ci sono parecchie caldere vulcaniche ed una di queste naturalmente ha scelto di risvegliarsi iniziando a prodursi in terremoti di varia intensità pochi giorni prima che partissimo. La preoccupazione era che si potesse verificare un altra situazione simile al 2010 quando l'eruzione del Eyjafjallajökull (se non lo sapete pronunciare siete degli sfigati) bloccò oltre 90mila voli.
Ogni giorno prima di partire monitoravamo il peggiorare della situazione, i terremoti crescevano in numero ed intensità. Poi ho scoperto la tranquillità islandese a riguardo, prima sul forum di TripAdvisor UK (utilissimo) e poi di persona. Vi racconto un piccolo aneddoto per rendervi l'idea. Chiaccherando con il tizio del noleggio auto, appena arrivati, ci chiede quasi subito se avevamo sentito del vulcano con una notevole eccitazione nella voce. Gli abbiamo detto che si, avevamo sentito ed eravamo un pò preoccupati; lui ci fa: "Ma no, non preoccupatevi. Tanto prima di 2-3 settimane non succede sicuramente nulla.", e noi "Beh, magari non succede proprio nulla, magari si calma e la situazione si normalizza", e di nuovo lui "No no, state certi che sicuramente ormai parte!", con un sorrisone sulla bocca.
Sono islandesi, hanno a che fare con i vulcani da sempre e ci scherzano su. Però sono organizzatissimi e ti tranquillizzano molto. Di fatto il buon Bardarbunga non ci ha causato grossi problemi a parte qualche strada chiusa al Nord. Il 5° o 6° giorno di viaggio s'è finalmente aperta una piccola fenditura da cui fuoriusciva lava ma essendo lontana dai ghiacci non ha causato grossi problemi. Ora da quasi una settimana una seconda fenditura sta eruttando, sempre lontana qualche km dal ghiacciaio. Il consiglio che posso darvi è questo: non fatevi fermare da questi allarmi, considerate soprattutto che il caso del 2010 fu da un certo punto di vista la "tempesta perfetta" (eruzione esattamente sotto un ghiacciaio, polveri sottili, vento verso l'Europa), e se dovesse capitarvi ... beh, allungate la vacanza!

Limiti di sicurezza invalicabili.

5) Il paese dei geyser
Molti pensano che in Islanda ci siano più geyser che –che ne so- agnelli (il che già di per sè è una cazzata, visto che ci sono agnelli OVUNQUE). In realtà questa è una leggenda metropolitana. Di geyser regolarmente attivo sul territorio islandese ce n’è solo uno, lo Strukkur; non che questo debba farvi intristire ammosciandovi, perchè solo lo Strokkur vale il prezzo del metaforico biglietto (dato che non si paga assolutamente nulla per vederlo). Spruzza getti di acqua e vapore a 20 metri ogni 10 minuti circa, tutto sommato con una regolarità che lascia abbastanza stupiti. Di fianco allo Strokkur c'è il Geysir, colui che ha dato il nome a tutti quelli venuti dopo di lui; formalmente è ancora attivo, anche se possono passare anni fra un evento e l’altro. Il motivo è che già nell'Ottocento era una meta turistica abbastanza gettonata e i furboni che andavano a vederlo credevano che per farlo scatenare bisognasse lanciare dei sassi nella bocca del geyser. Morale della favola, hanno tappato il buon Geysir che ora gasa solo quando c'è qualche terremoto in zona. Peccato che la stupidità umana abbia colpito ancora, perchè se lo Strokkur getta acqua fino a 20 metri, il Geyser era in grado di spararla fino a 60.

Qualcuno ha mangiato pesante ieri.

6) "La cosa più bella che hai visto?"
E' veramente difficile dirlo. Vedi tante di quelle cose distanti anni luce dal mondo "normale" che ogni giorno qualcosa che ti impressiona e ti porta a scattare una fotografia mentale che probabilmente rimarrà indelebile nella memoria.
Però sono una persona quadrata e quindi ho stilato una mia personalissima Top 3:

  - Le balene: scettico prima di pagare per questa escursione, entusiasta al ritorno. Per tre ore abbiamo gironzolato nella baia al largo di Husavik e abbiamo avuto la notevole fortuna di avvistare tre megattere che dormivano una di fianco all'altra. Verso la fine dell'escursione, mentre l'Arianna assumeva colorazioni gradienti dal giallo al verdastro a causa del mal di mare, siamo riusciti a vedere questi bestioni esibirsi in tre salti: descrivere un animale di una quindicina di metri, pesante una trentina di tonnellate, che salta fuori dall'acqua con una grazia tutta sua è impossibile. Forse l'unico paragone è immaginarsi Giuliano Ferrara fare i tuffi dal trampolino della Baldesio.

Giulianone in tuffo.

  - L'aurora boreale: anche qua la fortuna ha giocato a nostro favore, perchè complice il Sole particolarmente attivo in questo periodo e un meteo adatto siamo riusciti ad vedere questo incredibile fenomeno metereologico. Potrete vedere cento albe splendide, mille tramonti romantici, ma l'aurora boreale lascia letteralmente senza fiato.

Spettacolo. Punto e basta.

  - Le Cascate islandesi: ce ne sono ovunque, di tutti i tipi e per tutti i gusti. E soprattutto, tutte gigantesche. La più bella per me è stata Selfoss, nel nord dell'Islanda, ma anche Dettifoss (in foto qui sotto) non se la cavava male.

Ma va sbùroon!

 
7) Usi e costumi
Gli islandesi sono persone molto aperte. In quasi tutte le strutture in cui abbiamo pernottato i padroni di casa c'hanno accolto con gentilezza e tante tante informazioni utili. Il costo della vita è più caro che da noi ma fidatevi che se, come nel nostro caso, a mezzogiorno vi accontentate di qualche merendina o schifezza varia, alla sera sarete più che lieti di spendere qualcosina in più. Per la medesima ragione, io tornato dall'Islanda posso affermare senza problemi di aver mangiato bene. Lo stufato d'agnello -onnipresente- è stato il mio miglior paracadute, le aragoste di Hofn e la balena mangiata a Akureyri sono stati piatti curiosi ma sfiziosissimi. Si si, sono una brutta persona che mangia le balene. Prometto che non lo faccio più e torno a mangiare mucche e maiali da bravo bambino.
Un ultima cosa. Non prelevate contanti che non serve ad una ceppa; gli islandesi saranno anche dei pescatori o dei pecorari (un pò di razzismo mancava a questo articolo) ma sono avanti anni luce rispetto a noi e ovunque si può pagare con carta di credito. All'arrivo in aeroporto il 50% del nostro volo s'è precipitato ai bancomat oppure agli sportelli dei cambi. Noi con una carta di credito abbiamo fatto tutto. Tiè!

Fottutamente buone. Fottutamente care.

Riassumendo, l’Islanda gasa e di brutto. Come sto ripetendo a tutti, andateci andateci andateci.
Un grazie speciale va alla mia indispensabile compagna di viaggio ed alla sua irrefrenabile curiosità che mi ha permesso di vedere panorami o cose che magari mi sarei lasciato scappare.
Alla prossima regas, sperando che il prossimo aggiornamento del blog non coincida con la prossima vacanza in posti selvaggi come l’Islanda.

Jokusarlon. Una marea de gias.



mercoledì 9 gennaio 2013

Racconti mai dimenticati dal CRAL (5): Telone



Premessa: trattasi di una versione romanzata di avvenimenti realmente successi. I nomi dei protagonisti sono stati leggermente modificati per evitare di citare direttamente gli interessati alle vicende. Ci tengo a sottolineare che gli eventi narrati non andarono mai in maniera molto diversa da quanto ho riportato.

Il link ai capitoli precedenti di questa burla li trovate qua sotto:
1. La Nascita di Vomit

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Telone.
Sogno ed incubo di qualsiasi membro del Circolo. Gloria e dannazione per ogni appassionato di sfide impossibili.
Uno dei giochi più longevi mai praticati, mai noioso, mai ripetitivo. Ma soprattutto una delle più grandi assurdità inventate da noi ragazzi del Circolo.
Per cercare di spiegare cosa sia esattamente Telone, bisogna partire con il descrivere il campo da gioco. Un elemento fondamentale, o meglio l’Elemento, con la E maiuscola, necessario per una partita a telone era (il passato è, ahimè, d’obbligo amici) il polivalente coperto del Circolo. Avete presente quelle enormi palestre coperte, costituite da grossi teloni verdi e bianchi tirati su di un’intelaiatura di legno e metallo? Senza dubbio ne avrete già vista una, visto che da qualche anno a questa parte questi prefabbricati profilerano in ogni dove. Assomigliano parecchio ad un mezzo salame delle dimensioni dello Zeppelin, il famoso dirigibile, ma non sembrano molto commestibili. Se non ci credete, provate ad assaggiarne uno.
Ad ogni modo, Telone si può considerare, alla lontana, una variante “frizzante” del giuoco Calcio comunemente conosciuto; in realtà sarebbe più corretto dire che Telone mantiene solo la caratteristica peculiare di prendere a pedate un pallone, perchè per il resto non c’azzecca proprio una sega con il popolare sport tanto amato in Italia e nel mondo.
L’idea alla base del Telone venne ispirata,  in maniera abbastanza roccambolesca, proprio dal polivalente stesso (chiamato anche Palaghiaccio da alcuni, ma questa è un altra storia) che al Circolo era veramente in una posizione infelice. Soggiornava infatti vicino al campo da beachvolley, precisamente dietro di esso, e la palla, abilmente manovrata durante le partite dagli eccellenti giocatori di pallavolo della combricola, finiva dalle sessanta alle centodieci volte a set sul telone del polivalente e qui, irrimediabilmente, si incastrava nella larga grondaia per lo scolo di cui la struttura era fornita.
Le bestemmie volavano alte in cielo come le rondini ad ogni pallone bloccato.
Succedeva poi che qualche buona anima (quelle alte o quelle capaci di saltare più di un foglio di Gazzetta, quindi sempre quei tre), smoccolando un pò per darsi la carica, si occupava del recupero, ferendosi spesso le mani nel bordo affilato della gronda. Celebre fu la volta in cui Parmigiano, alto e dinocolato ma poco dotato in coordinazione, dopo una rincorsa da film drammatico anni ‘50 -quando c’è la coppietta che corre al rallenty per abbracciarsi con passione- salto circa 1,73 cm -centimetri, ripeto- e nel tentativo di recupero si squarciò la mano sfregandola contro il margine seghettato.
Ma torniamo al giorno della nascita del Telone: dopo l’ennesimo stop del gioco, Spaccaossa -sempre composto e pacato nei modi di fare grazie ai numerosi corsi di bonton e galateo frequentati da giovane- intraprese una campagna militare di tipo blitzkrieg contro la malefica grondaia e decise di tentare di abbatterla sparando con una pedata il pallone da calcio a mò di missile Cruise terra-aria contro l’obiettivo.
Caricò, come era solito fare, sul posto, arando il terreno ai suoi piedi, poi partì con uno scatto da zero a cento in tre secondi netti (manco una Lamborghini Gallardo schizza così veloce!) ed impattò la sfera di cuoio con una forza mostruosa, alla Mark Lenders quando buca la rete alla spalle dei portieri avversari con il Tiro della Tigre. La potenza c’era tutta in quel tiro, era la precisione che mancava. La palla si impennò finendo poco sopra la grondaia e si mise, frizionando sulla gomma e generando più calore di una centrale termonucleare a regime, a scalare il telone del polivalente; terminata l’inerzia, prese a rotolare giù per il pendio artificiale e, urtando la gronda, balzò qualche metro in aria prima di atterrare ai piedi di Spaccaossa.
Noi maschietti ci guardammo negli occhi, senza dire nulla, ma solo annuendo: ancora non lo sapevamo, ma era appena nato Telone.
Di lì e poco, le geniali menti del Circolo si misero all’opera per stilizzare un regolamento rudimentale che potesse sfruttare l’incredibile potenziale di quello che avevamo visto grazie alla bordata pazzesca di Spaccaossa. E così per giorni e notti, io, Gobbo, Toro Nero, Parmigiano e Hashish elaborammo, concepimmo, e pensammo regolamenti che non ci soddisfavano mai al cento per cento, mentre Spaccaossa continuava a tirare legnate contro il Telone con la palla e si divertiva con un matto. Finchè, sfruttando il suo genio cristallino, si rivolse a noi con il fiato mozzo: “Sii propria di’interdét!” (Siete disattenti), ci disse e poi ci spiegò la sua idea.
Si poteva giocare in quanti si voleva ed ognuno partiva con un punteggio (solitamente cinque) che andava a scalare ad ogni errore che veniva “fischiato”: ciò accadeva quando la palla rimbalzava più di una volta per terra o quando, calciando per rilanciare la palla sul Telone, si toppava clamorosamente spedendo la palla sotto la grondaia o addosso ad un altro giocatore. In quest’ultimo caso è vero che si perdeva un punto, ma il bonus ad honorem “faccia di memme” veniva assegnato di diritto. Quando un giocatore esauriva i punti a disposizione veniva eliminato e, solitamente dopo un reset del punteggio (variante Volemose Béne), si procedeva con la partita fino a rimanere con un giocatore solo, il vincitore. Il campo da gioco comprendeva tutta la grondaia ed il Telone del polivalente sovrastante in tutta la sua superficie, mentre non era previsto un limite di profondità del campo per la zona rimbalzi.
Per questo motivo i Pusee Bòòn (o usando il gergo gazzettiano i cosidetti “Top Player”)  puntavano a calciare secco il pallone sulla grondaia per sfruttare il rimbalzo maligno ed augurarsi che la sfera finisse a metri e metri di distanza, oppure schizzasse rapida al suolo, mettendo in difficoltà gli avversari. Questo vero e proprio colpo da biliardo era chiamato “La Bastarda”.
Altra tattica consueta nel giuoco del Telone era quella di sfruttare tutta la superficie del polivalente calciando in diagonale il pallone da un estremo all’altro del campo. Si faceva una finta e poi si tirava una fiondata che costringeva l’avversario ad uno scatto da centometrista per recuperare il pallone prima che rimbalzasse una seconda volta per terra. Questa manovra era definita dai giornalisti sportivi “Scavezzacollo”, mentri gli addetti ai lavori la chiamavano, gergalmente, “La cancherada”.
Il “Nascondino” consisteva invece in un tiro molto teso atto a portare il pallone fino alla sommità del Telone, dove scompariva alla vista per qualche secondo -da qui il nome-, disorientando il malcapitato del turno successivo. Questo tiro era però un azzardo perchè se la potenza non era ben calibrata si rischiava di scavalcare completamente il Telone facendo rotolare la palla dalla parte opposta e quindi subendo una penalità. Una volta un “Nascondino” magistralmente eseguito ad opera di Gobbo, portò Toro Nero a distendersi per terra a prendere il sole, con tanto di crema solare e Settimana Enigmistica. Nel frattempo Gobbo rimase in piedi fissando come un segugio il Telone -con tanto di zampetta alzata!- nonostante noi lo pregassimo gentilmente di andare a recuperare il pallone con frasi del tipo: “Gobbo, va a fitaa el cùl, va a too la bala cancher!”. Poichè erano trascorsi ormai parecchi minuti, ormai convinti che la sfera fosse andata oltre il Telone e stesse per lambire a quel punto le coste dell’Albania, lo stupore fu notevole quando vedemmo il pallone rotolare rapido giù dal Telone e rimbalzare ai piedi di Toro Nero. La sua reazione fu pacata: calciò con tale rabbia da ammaccare la vicina fontanella … in ferro battuto!!!
Nel corso degli anni, la componente sadica e feroce, o meglio la parte autolesionista del branco assunse un ruolo sempre più rilevante ed un conseguente inasprimento della violenza si fece strada nel gioco, mascherato dai sorrisi untuosi ed ipocritichi dei partecipanti.
La spensieratezza dei primi giorni di Telone fu spazzata via dalla malizia, e così era frequente che i giocatori cercassero di servire i palloni lungo i lati del campo da gioco dove erano distribuiti alcuni ostacoli (facenti parte, implicitamente, del gioco).
Il lato sinistro del campo era indubbiamente quello più insidioso visto che presentava: primo, numerosi sassi appuntiti trascinati da eventi metereologici o dalla bastardaggine di qualcuno in mezzo al campo dal ghiaietto limitrofo al Telone; secondo, una depressione di una decina di centimetri costituita da un tombino, denominata drammaticamente “La fossa delle Marianne”, che comprometteva seriamente l’equilibrio, soprattutto nella corsa all’indietro (divenne storico il giorno in cui un giocatore occasionale, il cui nome s’è perso negli annali, incastrò nel tombino il proprio alluce che dovette essere asportato per liberare il malcapitato); infine, la vicinanza del campo da beach volley era compromettente, con il suo effetto bunker da campo di golf.
Il lato destro comunque non era certo migliore; un colpo preciso, possibilmente sfruttando uno “Scavezzacollo”, poteva indirizzare la caduta del pallone a ridosso della fontanella in ferro battuto (la stessa ammaccata da Toro Nero) causando rimbalzi e direzioni improbabili. Ma non era quello che importava ai giocatori di Telone. Quello che contava veramente era vedere il sangue e quindi un piede sopra un sasso affilatissimo, un alluce amputato o una “mignolata” contro la fontanella era l’apice della goduria.
Il risultato ovvio di questa escalation di violenza e sadismo fu la fine del giuoco Telone. La dirigenza decise che era giunto il momento di porre termine ai latrati di sofferenza che un giorno si ed uno no arrivavano da dietro il polivalente ed a quel fastidioso rumore simile ad un bombardamento in lontananza causato dal rimbalzare del pallone sul telo di plastica. Fu costruito un campo da calcetto protetto da una rete esattamente sopra il terreno di sfida di Telone che concluse così in maniera brusca la propria gloriosa storia.
E pensare che la commissione olimpiadi stava valutando proprio in quel momento se farlo diventare disciplina olimpica ...

Nessuno è autorizzato a pubblicare
l'immagine del Telone ... nessuno!


martedì 4 settembre 2012

Top Gun, un doveroso omaggio



La recente scomparsa del regista Tony Scott ha riportato in auge un antico dibattito fra me ed i miei amici, una diatriba che porto avanti fin dai lontani tempi delle elementari, quand'ero un giovane pargolo che sognava di cavalcare un F-14 per sfrecciare nei cieli, sopra tutto e tutti.
La questione era questa: Top Gun è un capolavoro assoluto, oppure è semplicemente un film della madonna (semi-cit.)?
Difficile decidere fra queste due opzioni, lo so; io stesso a tratti ho dubitato delle mie convinzioni, ho rivalutato quelli che credevo essere punti fermi in continuazione, ma alla fine la sola cosa certa è che Top Gun è un mito.
Non ne siete convinti? Vi vedo scettici. Anche se scrivo davanti ad un monitor con una tastiera, ho ben presente come se foste davanti a me i vostri sguardi perplessi, le vostre incertenze, la convinzione che Top Gun in realtà sia una merda. Ma io so cosa si cela realmente dietro quegli sguardi: la paura. Sono occhi da cerbiatti impauriti che temono la grandezza del genio di Tony Scott, sfoderato completamente come uno spadone dal fodero nella pellicola in questione.
Ma suvvia ragazzi, come potete non apprezzare l'atmosfera patinata da una fotografia da filmino softcore anni '80 che caratterizza ogni scena? Le luci smarmellate (per citare Renè Ferretti di Boris), calde ed avvolgenti? Come fate -dico io, come diavolo fate- a non apprezzare l'eterna pezza di sudore che accompagna tutti i personaggi, le goccioline che imperlano la fronte, i vestiti incollati alla pelle da gigantesche chiazze sudoripare, manco stessero girando con la cinepresa nel deserto del Sahara con addosso un piumone da spedizione nell'Antartico?

"Non trovi anche tu che oggi
faccia un pò caldino?"

E non dimentichiamoci i dialoghi! Costruiti, elaborati, fini ma mai banali, accessibili a tutto il pubblico proprio per questo a forte impatto. Voglio ricordare in particolare questo splendido scambio di battute fra Goose e sua moglie davanti al figlio di 5 anni (che probabilmente subirà in seguito un blocco della crescita):

Carole: "Ehi, Goose, sei il mio stallone!"
Goose: "Proprio così tesoro!"
Carole: "Portami a letto e fammi impazzire!"
Goose: "Mostrami la strada di casa amore!"

Oppure, questo dialogo fra premi nobel:

Ice: "Hai bisogno di aiuto?"
Maverick: "Per cosa?"
Ice: "Lo hai già capito..."
Maverick: "Che cosa?"

"Slider, io ti amo" oppure
"Slider, io sono tuo padre" oppure
"Slider, tu puzzi", a scelta.

Ma veniamo alla trama: degli ipotetici nemici non ben identificati attaccano gli USA dal Pacifico per non meglio specificati motivi, e sempre per ragioni non propriamente chiare l'America fa vedere subito il cazz ... ehm, la voce grossa e manda il pilota d'aerei più basso e più bello del pianeta, Tommasino Crociera, nome di battaglia Maverick, che si mette in cuffia Highway To The Danger Zone e parte con il suo F-14 gasato dalla musica. A fargli da copilota Goose, che inspiegabilmente nel doppiaggio in italiano si trasforma in Gus. 
Tommasino sbaraglia il nemico e torna alla base dove gli dicono: "Cazzo se spacchi i culi, Tommasino, vai alla Top Gun così diventi ancora più bravo!". E magari un filo meno testa di cazzo, pensa l'istruttore.
"Gus, vai pure tu!", termina l'istruttore pelatone con capoccia lucida per il sudore.
"Ma veramente signore il mio nome di battaglia è Goose ..."
"NON ROMPERE IL CAZZO E VAI!".
Così i due se ne vanno alla Top Gun, dove fra sbronze micidiali in locali per soli ufficiali e flirt velati con istruttrici della prestigiosa scuola, imparano anche a volare un pochino meglio di quanto sapessero fare prima. Non molto meglio in realtà, perchè in un tragico volo il buon Tommasino si mette erroneamente sulla scia dell'aereo "amico" di Iceman (virgolettato perchè in realtà i due si odiano e fanno scattare la mandibola tutte le volte che si vedono); i motori si spengono quindi per una cazzata fatta da Maverick ma a lasciarci le penne è il povero Goose.
Tommasino è sconvolto, non riesce più a volare, non riesce più a trombarsi l'istrutrice, disimpara pure ad andare in bicicletta, una catastrofe insomma.
Fino a che non arrivano dei cattivoni sempre sul confine col Pacifico, sempre per motivi assolutamente non chiari. Toh! Chi l'avrebbe mai detto? Il buon Maverick sale a bordo dell'aereo ritrovando le motivazioni e -un missile qua, una mitragliata di là- fa fuori quindici caccia nemici, due cacciatorpediniere, una peschereccio di Genova che aveva sbagliato rotta e quattro stormi di anatre migratrici. Il tutto senza usare la mano destra.

"Fasi concitate del combattimento finale, ma non temete!
Tommasino Crociera ce la farà"

ps: ho volutamente ironizzato molto in questo articolo su in film che in realtà adoro (chi mi conosce lo sa, cit. Alberto Tomba), che ho visto centinaia di volte e che continuerò a guardare con piacere altre mille volte. Grazie per questo capolavoro Tony!



martedì 17 luglio 2012

Una riunione di menti brillanti


L'altro giorno m'è capitata per caso sotto mano una vecchia mail, credo sia addirittura del 2007. Il soggetto era un di quelle catene di sant'antonio virali che giravano ai tempi (e che sicuramente girano tutt'ora, solo che ora siamo vecchi e di conseguenza esclusi da circolo vizioso); era un quiz con mille domande, personali e non, che serviva per farsi ognuno i fatti degli altri.
Quella volta capitò in mano a tre ragazzi annoiati, seduti in aula informatica al Politecnico di Cremona, che decisero di ingannare il tempo rispondendo assieme ai quesiti. Eravamo io, Enzo e Sine, e come potrete vedere qua sotto, ognuno dava la sua risposta alla specifica domanda, influenzato o meno da quanto aveva espresso il vicino. Il risultato allora fu esilarante (ho ancora in mente le lacrime dal ridere e le facce perplesse di quelli di fianco a noi), e rileggendo oggi questa mail è facile ricordare il perchè. Eravamo giovani e stupidi. La sola differenza rispetto ad oggi è la gioventù, andata perduta su verdi praterie, ma la stupidità fortunatamente è un patrimonio ancora intatto per tutti e tre.
Gustatevela, soprattutto voi due Enzo e Sine ;-)

NB: le risposte magnifiche di Enzo rispecchiano la realtà dell'Enzo universitario, quello del "Ma stiamo facendo lo stesso esercizio?", per intenderci ;-)

[ADESSO]
SONO: Vezz (Vezz) - A scuola (Enzo) - Perplesso (Sine)
VOGLIO: Un figlio? (Vezz) - Io no! (Enzo) - La pace nel mondo (Sine)
HO: Noia (ormai avete capito, no?!) - Cagare - Perplesso
DESIDERO: la differenza rispetto al "voglio" qual'è??? (all'unanimità)
SENTO: il naso tappato - odore di merda - le voci
CERCO: di aprire la finestra (per l'odore, chiaramente) - sensibilità (???) - di capire perchè enzo puzza
PENSO SPESSO: a questi test, notte e giorno - al segui la freccia - alla pace nel mondo
MI SENTO MALE: mi dispiace
BALLO: lo ska - ma secondo me al posto di "adesso" devi mettere l'ora ... la data e l'ora ... - la salsa
CANTO: adesso non sto cantando - no - no
PIANGO: no - no - no
DOVREI: dargliele a Mister Lui - Mangiare meno insalata russa a pranzo - no

[SI O NO?]
TIENI UN DIARIO: no - no - no
TI PIACE CUCINARE: si - si/no - no
HAI UN SEGRETO CHE NON CONOSCE NESSUNO: è un segreto - è un segreto - anche
TI MANGI LE UNGHIE: no - si, con salsa tartara - si
CREDI NELL'AMORE: certo - quale? - si

[CHI E'?]
LA PERSONA PIU' STRANA CHE CONOSCI: ne conosco tante (unanimità)
LA PERSONA PIU' INCASINATA CHE CONOSCI: influEnzo - Vezz and the Bandits - ImpotEnzo
LA PERSONA PIU' SEXY CHE CONOSCI: Nina Moric (si, la conosco!) - Roya - Nina Moric (no, non la conosco ... )
L'INSEGNANTE PIU NOIOSO CHE HAI AVUTO: Battistini - battistini - Battista

[DOMANDE VARIE]
FAI LA DOCCIA OGNI GIORNO? di norma si - solo gli anni bisestili - solo i giorni dispari degli anni bisestili
TI VORRESTI SPOSARE? sisi entro i 25 anni - nei prossimi 25 anni - prima di morire
TI SEI MAI TATUATO ? coi trasferelli di spongebob - no - anche no
TI FAI DELLE PARANOIE SULLA TUA SALUTE?: non son mica grana - si, mangio solo salsa tartara - ho paura di perdere i capelli (sono grana)
TI SENTI BENE IN COMPAGNIA DEI TUOI GENITORI? oeeeh! - aaaaah! - uuuuh
TI PIACCIONO LE TEMPESTE? coooooooosa?? - è dalla mia parte questo qua (un ricchione nda) - chi?

[A CHE PENSI SE VEDI QUESTO NOME?]
MARTHA: senza acca - c'è una mia amica polacca maiala - molto maiala
ANDREA: mi sta sul cazzo - chi è andrea? - enzo si droga
CLAUDIA: bella polacca - aaaah, la claudia - kiwi melone
WILL: coso, il villo - willi? - cazzo ne so
PAOLO: cat, sinelli scusa, chi devo pensare? - sinelli chi? - non lo conosco
EVA: henger - henger - puttana
GIANNI: e pinotto - il profumo è l'ottimismo della vita - l'ottimismo è il profumo della vita
ALESSANDRO: gassman - magno....magno insalata russa - ma cosa cazzo ne so
ALEX: l'ariete - guarrotti - del piero
JUSTIN: quello frocio degli ensinc - timberland - lagodilegno
RICKY: balboa (il fratello scemo) - adrianaaaaaaa, non era richi? ah no, era rocky - 4
JACOBBE: covatta (il fratello sfigato) - come si chiamava giacobbe quello di economia? - Giacobbe!
SERENA: grandi - serena grandi è una pornostar secondo me (bisbigliando) - dandini
DANIELE: boh, interrante chiaramente - ma serena cos'hai messo??? - silvestri
ELISA: di rivombrosa, chiaro - grandi, la sorella maiala di serena grandi - la cantante

[PREFERENZE...]
NUMERO: 3 - 8 (ah no, ma è il numero preferito?? pensavo fosseun numero a caso!) 3 - 2
COLORE: muahahaahahahaahahaha (stavo ancora ridendo per prima, sennò sembro un folle) blu - blu- azzurro
GIORNATA: tipo - preferenza giornata? no aspetta! Ma che cazzo vuol dire preferenza giornata? Sabato - sabato
CANZONE PREFERITA: troppo difficile, forse little wing di Hendrix - Comfortably numb - new born
CIBO: impepata di cozze - beh figa, insalata russa - pasta
STAGIONE: estate - (secondi di silenzio....) ma emisfero boreale o australe? estateestate in entrambo - estate
SPORT: hockey - sport? sci - curling

[NELLE ULTIME 24 ORE...]
HAI PIANTO? Sì dal ridere - una pianta? ho piantato una pianta? - no
HAI AIUTATO QUALCUNO? si, voi in automatica - no, stai fermo! .......... sì - una vecchia ad attraversare la strada. è morta.
HAI COMPRATO QUALCOSA? niente va - la maionese tonnata - la pasta alla mangiatroia
TI SEI AMMALATO? sì. posso dire di sì - a causa della salsa tonnata - no, posso dire di no
SEI ANDATO AL CINEMA? no - no - no
SEI ANDATA AL RISTORANTE? alla mangiatroia (unanime) - anch'io (enzo)
HAI DETTO 'TI AMO'? forse a me stesso - sisi - spesso
HAI SCRITTO UNA LETTERA? beh, sì, una lettera dell'alfabeto sì - scrivi "A" - B
HAI PARLATO CON UNA/UN EX? Yez - sisi - Io con un ex
HAI SCRITTO IN UN GIORNALE? ma anche no - NO!! siiii ieri seraa....no - no
TI E' MANCATO QUALCUNO? siiisi - qualcuna? sisi No qualcuno no! Ah, sisi - sisi
HAI ABRACCIATO QUALCUNO? abracciato no, abbracciato nemmeno - ma abbacciato? - Abbracciato no, abracciato sì
HAI LITIGATO CON I TUOI GENITORI? eee no - nono - no
HAI LITIGATO CON UN AMICO/A? no, assolutamente - si assolutamente - con enzo

Ah, l'amour ...


martedì 26 giugno 2012

Cinque anni e quarantuno giorni prima ...


L'acceleratore è premuto quasi a tavoletta mentre la piccola utilitaria rossa percorre veloce la strada provinciale che lo porta all'appuntamento. Tutt'intorno è solo una macchia vorticosa verde e gialla, la campagna che lo ha sempre circondato lo abbraccia affettuosa anche in questa calda giornata di maggio.
Lui quasi non si accorge dell'alta velocità perchè la testa è impegnata a rimurginare sulla serata che sta per affrontare; è teso perchè non ha mai fatto una cosa del genere, ed è agitato anche per un altra ragione, anche se non se ne rende conto: può essere un punto di svolta nella vita, uno di quei giri attorno alla boa che cambiano tutto.
Dopo aver affrontato le mille rotonde della piccola città per ritrovarsi al parcheggio stabilito come punto di ritrovo scende dall'auto e si guarda in giro, con il cuore che palpita a mille per l'emozione e con la paura di fare brutta impressione. Lui sotto sotto è molto timido anche se mostra sicurezza quando può.
Lei invece è già al parcheggio da qualche minuto ma non vuole scendere dall'auto. Lo vede arrivare ed ancora non riesce ad aprire la portiera perchè anche lei è una ragazza timida , maledettamente timida, e non vuole fare la figura della sfigata con un ragazzo più grande di lei.
Lo vede mentre si guarda attorno con quella camicia verde chiaro ed i jeans un pò strappati al ginocchio, i capelli con uno strano ciuffo che però le piace.
Finalmente lei scende dall'auto e lui la vede quasi subito mentre si avvicina. Ha una maglia nera con delle strisce fuxia, attillata nei punti giusti, e anche lei indossa dei jeans, sopra dei tacchi che la fanno sembrare più alta anche se bassa non è.
Lui pensa subito che è carina, davvero carina; lo pensa anche lei di lui probabilmente, anche se chi scrive non lo può dire per certo perchè conosce meglio lui che lei.
Si presentano scambiandosi un bacio sulla guancia, anzi quattro si dice che portino sesso e scoppiano tutti e due in una risata imbarazzata. A dirla tutta poi si conoscono già da qualche giorno, un conto però è una chat ed un conto è trovarsi faccia a faccia.
Lui pensa che il suo nome sia stupendo, il più bel nome di donna che abbia mai sentito.
Si scambiano due parole, l'atmosfera è carica di tensione ma non di quella cattiva, anzi. Tutti e due sono pieni di sorrisi e sono curiosi, desiderosi di conoscere l'altro con una foga quasi violenta. Gli sguardi sono attenti in entrambi, luminosi e felici.
Vanno ad un pub della piccola città che piace tanto a lei, ed immediatamente piace tanto anche a lui. L'atmosfera è calda ed accogliente, fa sentire a proprio agio, in intimità. Lei consiglia una birra al ragazzo, così lui la prende e mentre la sorseggia pensa che la birra è ottima ed una ragazza esperta di birra promette sempre bene.
L'atmosfera s'è distesa ed i due ragazzi ora si sentono completamente a proprio agio, e chiaccherano tanto, del più e del meno, e ridono assieme, e scherzano. Si divertono mentre nasce qualcosa piano piano che forse nessuno dei due coglie ancora al cento per cento.
Lui le fa un origami, l'unico che sappia fare a parte la barchetta che ogni bimbo ha imparato a costruire con i fogli di giornale; è una piccola rana di carta che se premuta saltella qua e là. E' una sciocchezza, ma lei è deliziata e fa quel suo splendido sorriso in grado di illuminarle il viso mentre pensa che il ragazzo sia dolce oltre che intelligente.
La serata vola in un battito di ciglia fra una chiacchera ed una risata.
Quando lui la riaccompagna al parcheggio dove si sono incontrati per la prima volta qualche ora prima vorrebbe non farla scendere dall'auto. Rimangono sulla macchina ancora un pò e flirtano, l'aria diventa elettrica in un attimo. Lui vorrebbe baciarla perchè quella ragazza gli piace tantissimo.
Così si avvicina e fa per baciarla ma all'ultimo minuto, preso da un attacco di panico, ripiega e le bacia un braccio all'altezza della spalla. Poi però prende coraggio e la bacia con passione, e lei risponde al bacio con altrettanto trasporto.
Tornando a casa, questa volta senza spremere la piccola utilitaria rossa e con un largo sorriso è stampato sul volto, lui pensa che è stata una fantastica serata, davvero bellissima.


Ed ancora oggi, dopo cinque anni e quarantun giorni, lo pensa.