giovedì 11 marzo 2010

Wolfman, Invictus, Shutter Island: cinematografo a gògò


Con la visione di Shutter Island, ieri sera, si conclude la piccola serie di uscite cinematografiche che ho macinato negli ultimi sette giorni: The Wolfman di Benicio del Toro e Anthony Hopkins, Invictus con l'ottimo trio Eastwood-Freeman-Damon e, appunto, Shutter Island dell'ormai rodata coppia Scorsese-Di Caprio.
Un periodo denso di ottimi film almeno sulla carta, visto gli attori ed i registi in campo, che mi hanno portato a dover selezionare alcuni ed escluderne altri sicuramente interessanti come Alice In Wonderland di Burton, pur tenendo la manica larga (tre film in sette giorni mi pare comunque un margine di tolleranza più che buono).
Dato che la qualità dei film è stata alta, e le aspettative sono state perlopiù rispettate, butto giù una breve recensione per ciascuno dei tre che spero potrà essere utile a chi è intenzionato a vedersi del buon cinema.
Rispettando un ordine puramente cronologico di visione, il primo della lista è The Wolfman. Premetto subito che, del trio, è stato probabilmente il più deludente ma confido che questo termine non venga travisato. The Wolfman a mio avviso si tratta comunque di un discreto film in cui forse, più che soffermarsi esclusivamente sulla trama e l'intreccio (nel finale oggettivamente un pò povero) chiede allo spettatore di focalizzarsi su altri dettagli: le ambientazioni e la fotografia, ben fatte, coinvolgenti, con scenari cupi che inglobano il film calzando a pennello con la storia, grigie come l'animo del protagonista, nere come la maledizione che lo colpisce; la recitazione, soffermarsi sull'abilità di Del Toro ed Hopkins mi pare superfluo; il trucco, dove il realismo del mannaro valgono le quattro ore di makeup che Benicio doveva sorbirsi ogni giorno per cercare una fisicità nel volto che gli effetti speciali probabilmente non avrebbero saputo regalare. Insomma tutti dettagli, ricercati nel voler restare più vicini possibile alla famosa pellicola del 1941, che meritano di esser visti; se dovessi dare un voto, un 7 sarebbe onesto.
Proseguendo è il turno di Invictus, il film su cui avevo più aspettative in assoluto dato il cast impressionante ed la curiosità per un pezzo di storia moderna di cui conosco poco e niente. E le aspettative, fortunatamente, non sono state deluse. Per chi non avesse idea della trama, si tratta sostanzialmente della storia dei primi mesi di presidenza di Mandela in Sud Africa dopo la caduta dell'apartheid; pressato dal partito sulle urgenze di un governo ancora giovane ed inesperto, Mandela sembra invece dare più importanza al livellamento degli inevitabili odi interrazziali e per farlo decide di dare un ruolo centrale alla Nazionale di Rugby, gli Springboks, storicamente simbolo del potere bianco. La squadra e Mandela riusciranno nei loro intenti di unire la nazione senza considerare il colore della pelle, per merito di contatti con la popolazione atti a far conoscere il rugby ed un campionato mondiale inaspettatamente vinto grazie ad un impresa sugli "invincibili" All Blacks.
Eastwood come regista m'è sempre piaciuto nonostante quella vena cinica che permea sempre le sue pellicole; vedere per una volta un happy ending fa senza dubbio piacere (d'altronde è storia) e Eastwood si muove bene anche in questa situazione regalando emozioni e commozione a più riprese nel film. Morgan Freeman è incredibile, perfetto in una parte che cercava da anni e per cui, addirittura, lo stesso Mandela lo aveva eletto come candidato perfetto per interpretarlo. Bravo anche Matt Damon nel dare profondità all'attore non protagonista, non facendosi sovrastare dall'abilità di Freeman.
Nel complesso dunque regia magistrale ed attori fenomenali, ma soprattutto uno bel messaggio contro il razzismo, contro la sua insensatezza e la stupidità che lo genera. Voto 9, senza dubbio meritato.
Ultimo di questa carrellata di recensioni è Shutter Island. Sono andato a vederlo con sentimenti contrastanti: da un parte ero molto curioso di rivedere al lavoro la premiata ditta Scorsese-Di Caprio ed il trailer mi aveva ben disposto; per contro avevo già raccolto qualche testimonianza sul film non esattamente entusiasmante, pareri si positivi ma comunque tiepidi. Dopo la visione, mi sento invece di affermare che Shutter Island è un'ottima pellicola. Cervellotica, contorta, ansiosa a tratti, non da punti di riferimento certi sebbene mano a mano che avanzano i minuti le informazioni sono sempre più numerose. La storia prosegue ma nulla è mai certo per cui ognuno fa le sue supposizioni, solo alla fine si scopre la verità, toccante almeno quanto è inquietante.
Scorsese dirige bene anche se questa volta non è magistrale come in The Departed, Di Caprio invece regala un'interpretazione davvero notevole, a conferma del fatto che da qualche film a questa parte si può definire tranquillamente un gran attore (per me il punto di svolta è stato Blood Diamond).
Nel complesso, un film consigliabile a chiunque. Trae forse in inganno il trailer, che può far pensare ad un thriller da "salto sulla poltrona" mentre è più corretto definirlo come psicologico. Comunque da vedere, voto 8.

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