lunedì 8 marzo 2010

Il Nome della Rosa


L'altra sera prima di dormire pensavo che ultimamente scrivo poco. Facebook e la sua capacità di riassumere tutto con un messaggio in bacheca ha tirato fuori la persona sintetica che era in me. Un mio (rincoglionito) professore delle medie diceva che era dovuto al fatto che giocavo tanto con i videogames. Non so se fosse vero o se fosse una cazzata, resta comunque un dato certo che scrivo poco.
Questo blog poi non è mai decollato come avrei voluto. Da una parte ha poca visibilità, dall'altra parte io non mi sono sforzato molto di dargliela. E oltretutto scrivere così raramente non invoglia certo un passante a diventare un lettore abitudinario.
Quindi ho deciso di cambiare un pò l'impostazione del blog stesso: non sarà più, come è sempre stato per tradizione, un diario della mia vita, ma avranno più spazio anche recensioni di libri, pareri su film, notizie divertenti o interessanti, insomma diventerà a tutti gli effetti uno spazio dove parlare, un pò a casaccio, di tutto e di niente.

Il primo post di questa nuova "era" lo dedico per coincidenza fortunosa ma sicuramente propizia ad un libro, un gran libro: Il Nome della Rosa di Eco.

Avendo a disposizione la grande fortuna di poterlo leggere da novizio, come Adso, la mente mai contaminata da pellicola cinematografica, il libro è stato sicuramente una piacevolissima sorpresa. Sorpresa perchè è senza dubbio gradevole scoprire che al giorno d'oggi, in tempi relativamente moderni, possano esistere ancora autori così bravi da amalgamare, in una trama perfetta, precisione nei dettagli con un contesto "poliziesco" quanto mai avvolgente inserito in una realtà storico-politica descritta, nelle sue caratteristiche più peculiari (e dunque talvolta più assurde!), in maniera magistrale.
Eco è bravissimo, come se ne vanta egli stesso (più o meno inconsciamente) nell'appendice finale di contorno al libro, a rendere popolare un libro che in realtà tanto di massa non è visto, come accennavo prima, quanto è stato curato nei dettagli. Citazioni in latino, riferimenti a passi biblici ed a filoni ideologici in commento alla Bibbia (esemplare il dibattito sul riso fra Baskerville e Jorge) riempono ogni spazio fra l'intreccio della trama, con una sequela di assassinii che non può che rendere sempre più curioso il lettore. Ed è qui che viene il bello: mentre un abbazia viene decimata da misteriose morti, il mondo costruito da Eco certe volte sembra fermarsi per osservare processi e scontri verbali su ricchezza dei papisti, povertà dei francescani (o dei minoriti), eretici e visionari. Praticamente un saggio sulla cristianità del XIV secolo, inserita in un romanzo giallo. O forse viceversa?

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