giovedì 8 settembre 2011

Hospital's life


Non posso negare riflettendo a mente fredda che l'esperienza ospedaliera della settimane passate sia comunque, in ogni caso, un esperienza. Non dico bella, assolutamente, perchè le belle esperienze sono altre -che ne so, picchiare Borghezio a morte per strada o ritrovare due euri nel cappotto dimenticati dall'inverno precedente- ma comunque s'è trattato di una cosa nuova per me e mi sembra giusta riportarla sul blog. Ma c'è un problema di fondo nello scrivere questo intervento, un problema molto molto stupido. Ho preso un impegno con il Ghido per testare la sua abilità di medico (o forse dovrei dire la sua ciarlataneria) e quindi siamo rimasti d'accordo che la prima volta che ci vedremo io gli esporrò i sintomi ed il risultato dei principali accertamenti che ho eseguito e lui dovrà indovinare la diagnosi. Mi sento di aiutarlo e gli rivelo in questa sede che non si tratta di Lupus; così facendo rendo implictamente vana la visione di tutte le stagioni del dottor House che s'è sparato in vita sua. Tiè! Tornando all'argomento principale del blog, l'esperienza ospedaliera, mi sento di tradurla in forma di Top Five presentando la classifica con lo stesso entusiasmo di un Daniele Bossari di una volta ma con meno faccia di culo (il che non è per niente difficile). Pensate voi a piazzarvi Whole Lotta Love dei Led Zeppelin come sottofondo musicale, per rendere più piacevole la lettura.

5° posto - Il primo compagno di sventure e di camera, Ernestino. Praticamente paralizzato, poveraccio, ma dotato ancora di una verve frizzante e di uno spirito da rompicoglioni professionista. Con il mangiare non andava bene niente perchè Ernestino voleva solo la pastasciutta, sottolineando OGNI fottuto giorno che lui mangia pasta da 40 anni. Pranzo e cena, per 4 giorni me l'ha ricordato, manco fossi arterio-sclerotico. Aveva l'innata capacità di addormentarsi continuamente nonostante foste svegliato ogni 10 minuti da qualcuno: una volta il medico, l'altra volta l'infermiera, l'altra volta ancora il fisioterapista, poi la moglie, via il fratello, eccetera eccetera. Ma lui niente, 20 secondi dopo essere stato svegliato ed aver risposto bruscamente alle domande, tac! ripiombava nel sonno. Il suo spirito mordace non è stato leso nemmeno quando gli infermieri, al terzo giorno di stitichezza, gli hanno infilato una peretta su per il culo senza troppi complimenti. Eroico rompicoglioni.

4° posto - Le sveglie dei primi cinque giorni alle 5 del mattino. Sei li che ti stai godendo un minimo di sonno disturbato dalla luce in corridoio e dal sommesso russare di Ernestino che nonostante i tappi ti penetra le orecchie quando ecco che uno trittico di infermieri entra al passo di marcia stile SS accendendo le luci della stanza per verificare che il tuo vicino di stanza non si sia bagnato durante la notte. Per quattro notti l'eroico Ernestino non s'è mai bagnato, la quinta notte lo squadrone SS è entrato in pompa magna scordandosi che il paziente era già stato dimesso. Svegli e attenti.

3° posto - Il purè dell'ospedale. Il nemico lo conoscevo già perchè è lo stesso che servono nella mensa dei dipendenti, e avrei dato un occhio per poterlo evitare ma purtroppo i primi due giorni, non potendo scegliere ancora in menù, m'è toccato sorbirmelo. Viene presentato come una gigantesca pallina gelato, con la consistenza del cemento armato appena seccato. Ho visto un signore infilarci dentro la forchetta e lanciarlo a mò di catapulta per il corridoio: ha ucciso un infermiere e ferito gravemente due inservienti. Novelle cousine.

2° posto - Ti sei appena addormentato, godendoti il lusso di una singola visto che Ernestino è stato dimesso il giorno precedente. Mentalmente assapori la possibilità di riuscire a dormire ininterrottamente per un buon numero di ore, fino alla sveglia delle sei e mezza con misura della pressione annessa. Sei quasi felice in quel momento, perchè sei un inguaribile ottimista, ma sei anche un fottuto illuso. A mezzanotte vengo svegliato perchè c'è bisogno della stanza, è appena arrivata una signora dal pronto soccorso ed i posti letto donna sono finiti. Vengo spostato, ancora mezzo rintontito, in camera con un signore che non russa, emette piuttosto un suono simile a quello di un treno merci che percorre dei binari arruginiti e poco saldati a terra. I tappi per le orecchie sono completamente inutili e la nuova stanza è così piccola che praticamente dormo abbracciato a questo tizio, che s'è preso pure la premura di dormire girato di lato verso di me per offrirmi un acustica migliore. Resisto, cerco di addormentarmi ma niente, ed allora inizio con dei versi tipo cicale (Garo docet) per farlo smettere ma non funziona. Dopo un ora, esasperato arrivo ad applaudirgli a due centimetri dal naso ma lui zero, continua imperterrito il suo viaggio col suo bel treno merci. Alle due un infermiere che passa di li e mi vede con gli occhi sbarrati ed un inedito tic nervoso all'angolo della palpebra mi dice che se voglio posso andare a dormire nella stanza del Day Hospital. Quasi lo abbraccio da tanto sono commosso. Ah, il giorno successivo ho scoperto che il signore era sordo. Forse solo in quel modo riusciva a non svegliarsi sentendosi russare. Treno merci.

1° posto - La simpaticissima signora Curiosona. Il nome non l'ho mai imparato, forse perchè fin dall'inizio non m'è stata molto in grazia. Fatto sta che per ben 9 giorni questa gentilissima signora s'è affacciata alla porta di camera mia, per sapere come stavo, se mi avevano fatto gli esami, quando mi dimettevano, il mio numero di carta di credito, gli anni della mia ragazza, il nome del ragazzino con cui m'ero attaccato alle elementari e quant'altro. E nulla poteva fermarla se entrava nella stanza, nemmeno il fatto che stessi guardando un film o ascoltando della musica con gli auricolari; addirittura una volta è arrivata a svegliarmi per assillarmi con le sue domande. Era più fastidiosa di un gatto attaccato ai testicoli e soprattutto secondo me menava più gramo di Filini nell'epopea di Fantozzi. Curiosona è uscita il giorno prima di me, ed è stata una lunga degenza soprattutto per merito suo. Amabilmente scassapalle.

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