Dopo tanto tanto tempo mi ritrovo a spolverare il mio
vecchio blog, apparentemente caduto in disuso ma mai del tutto dimenticato (dal
sottoscritto intendo, voi scommetto che l'avevate rimosso dalla mente più che
volentieri). E come panno swiffer per rimuovere la polvere quale post migliore
se non un'utilissima guida semi-seria sulla recente esperienza islandese mia e
della Bandini?
Ho pensato di buttare giù due righe che non fossero proprio
un diario quanto piuttosto un manualetto con informazioni, appunti e consigli.
Ora immaginate di avere dei pessimi amici che dopo una sbronza colossale vi
piazzano su di un aereo, svenuto, che vi deposita nel mezzo di un terreno
brullo, spazzato da un vento furioso che sembra che voglia capottare la terra a
testa in giù, con un vulcano che borbotta alle vostre spalle. Se avrete letto
questo blog non sopravviverete comunque ma almeno morirete con una vaga
consapevolezza della vostra geolocalizzazione.
Esticazzi, per dire.
1) Rolling on the Ring Road
Chiamatela Ring Road, Strada 1 oppure Hringvegur. Chiamatela
come diavolo vi pare ma questa strada è tutto ciò che vi occorre se volete
farvi un giro già sufficientemente esaustivo dell'Islanda. Il nostro tour de
force s'è svolto essenzialmente seguendo questa arteria principale con qualche
deviazione qua e là dove più ci ispirava. Nove giorni a macinare km su km fra
panorami mozzafiato su una strada che avvolge ad anello il paese neanche tutta
asfaltata (ad est ci sono abbondanti pezzi di sterrato comunque percorribili
facilmente anche senza un mezzo corazzato). Il bilancio finale è stato di 2500
km, dormendo ogni sera in un posto diverso (le tappe strategiche sono state:
Stykkishólmur, Hvammstangi, Akureyri, Lago di Myvatn, Borgarfjordur Eystri,
Hofn, Vik ed infine Reykjavik); un programma ambizioso che grazie all'assenza
di imprevisti ed al vento a favore c'ha permesso di vedere una svagonata di
cose in poco tempo. Certo, dovessi tornarci faccio almeno due settimane ed
evito di simulare una tirata alla Parigi-Dakar ma nel complesso è un tour
fattibile e ricchissimo di contenuti.
2) Suzuki-me-lo-suki
Spannocchiando qua e là sul web prima di partire la
maggioranza degli utonti faceva terrorismo psicologico: "Scegliete con
attenzione il vostro mezzo o vi ritroverete fottuti in mezzo al nulla
cosmico!". Premesso che il consiglio in sè non era sbagliato, l'opinione
personale che mi sono fatto è che per vedere la maggior parte delle cose sia
sufficiente un qualsiasi mezzo a quattro ruote (anche una diligenza coi
cavalli, per dire). Detto questo, noi abbiamo avuto la fortuna di trovare in
offerta su Rejkyavikcars un Suzuki Gran Vitara e l'abbiamo prenotato al volo.
Il mezzo era praticamente nuovo e, scoperta piacevole dopo circa due ore di
guida (siamo attenti osservatori noialtri!), aveva il tettuccio apribile. Prima
che ve lo chiediate, no, non serve per le giornate di caldo afoso islandesi
(frequentissime mi dicono), ma è stato comunque un valore aggiunto perchè ha
permesso al mio abile copilota (Ari, appunto) di fare foto in velocità
rischiando il congelamento solo per aver messo il muso fuori dalla macchina per
10 secondi.
Nei pochi pezzi di sterrato affrontato era una sensazione
piacevole fare i 90 km/h superando agevolmente piccole utilitarie in difficoltà
(mostrando ovviamente con perizia il dito medio dal pratico tettuccio apribile)
e buche che avrebbero disintegrato la C2 in mille pezzi. Riassumendo il Suzuki
gasa ed il titolo di questo paragrafo è fortemente ingannevole.
3) Agnelli al vento
Certi pezzi di strada sulla Ring Road sono abbastanza
surreali poichè non incroci anima viva per 30-40 km. In compenso vedi un fottio
di agnelli. Ma veramente tanti eh! Dominano i pendii scoscesi, belano nella
notte di fianco a dove dormi parlottando fra di loro, ti fissano con quello
sguardo vacuo alla Black Sheep (chiunque non abbia visto questo film-capolavoro
si metta in pari), che non capisci se vorrebbero ucciderti oppure se hanno solo
l'encefalogramma quasi piatto. Il risultato è che tu vai a zonzo qua e là per
l'Islanda ed hai molte più probabilità di tirar sotto un agnello che un uomo.
Che se ci pensi bene è strana bene sta cosa.
La seconda cosa più presente dopo gli agnelli credo sia il
Vento. Forte, costante, penetrante, è un inseparabile compagno di viaggio di
cui vorresti fare a meno, come quando a 15anni sei in gita e ti devi portare
addiettro il secchione che ti fa la spiega davanti ai monumenti. Comunque con
giacca da snow e pantavento siamo riusciti a metterci una pezza.
4) Bunga bunga Bardarbunga
Sembra il nome dell'ultimo scandalo berluskoniano ma è solo
il nome di un vulcano che c'ha fatto ansiare non poco prima di partire e
durante il viaggio. I fatti: in Islanda è presente il più grande ghiacciaio
europeo per volume, il Vatnajökull. Questo occupa l'8% del territorio islandese
ed è spesso fino a 1100 metri. Magari non ve ne frega un cazzo ma a me ha
lasciato a bocca aperta questa cosa. Comunque, tornando in argomento, sotto
questo gigantesco ghiacciaio ci sono parecchie caldere vulcaniche ed una di
queste naturalmente ha scelto di risvegliarsi iniziando a prodursi in terremoti
di varia intensità pochi giorni prima che partissimo. La preoccupazione era che
si potesse verificare un altra situazione simile al 2010 quando l'eruzione del
Eyjafjallajökull (se non lo sapete pronunciare siete degli sfigati) bloccò
oltre 90mila voli.
Ogni giorno prima di partire monitoravamo il peggiorare
della situazione, i terremoti crescevano in numero ed intensità. Poi ho
scoperto la tranquillità islandese a riguardo, prima sul forum di TripAdvisor
UK (utilissimo) e poi di persona. Vi racconto un piccolo aneddoto per rendervi
l'idea. Chiaccherando con il tizio del noleggio auto, appena arrivati, ci
chiede quasi subito se avevamo sentito del vulcano con una notevole eccitazione
nella voce. Gli abbiamo detto che si, avevamo sentito ed eravamo un pò
preoccupati; lui ci fa: "Ma no, non preoccupatevi. Tanto prima di 2-3
settimane non succede sicuramente nulla.", e noi "Beh, magari non
succede proprio nulla, magari si calma e la situazione si normalizza", e
di nuovo lui "No no, state certi che sicuramente ormai parte!", con
un sorrisone sulla bocca.
Sono islandesi, hanno a che fare con i vulcani da sempre e
ci scherzano su. Però sono organizzatissimi e ti tranquillizzano molto. Di
fatto il buon Bardarbunga non ci ha causato grossi problemi a parte qualche
strada chiusa al Nord. Il 5° o 6° giorno di viaggio s'è finalmente aperta una piccola
fenditura da cui fuoriusciva lava ma essendo lontana dai ghiacci non ha causato
grossi problemi. Ora da quasi una settimana una seconda fenditura sta
eruttando, sempre lontana qualche km dal ghiacciaio. Il consiglio che posso
darvi è questo: non fatevi fermare da questi allarmi, considerate soprattutto
che il caso del 2010 fu da un certo punto di vista la "tempesta
perfetta" (eruzione esattamente sotto un ghiacciaio, polveri sottili,
vento verso l'Europa), e se dovesse capitarvi ... beh, allungate la vacanza!
5) Il paese dei geyser
Molti pensano che in Islanda ci siano più geyser che –che ne
so- agnelli (il che già di per sè è una cazzata, visto che ci sono agnelli
OVUNQUE). In realtà questa è una leggenda metropolitana. Di geyser regolarmente
attivo sul territorio islandese ce n’è solo uno, lo Strukkur; non che questo
debba farvi intristire ammosciandovi, perchè solo lo Strokkur vale il prezzo
del metaforico biglietto (dato che non si paga assolutamente nulla per
vederlo). Spruzza getti di acqua e vapore a 20 metri ogni 10 minuti circa,
tutto sommato con una regolarità che lascia abbastanza stupiti. Di fianco allo
Strokkur c'è il Geysir, colui che ha dato il nome a tutti quelli venuti dopo di
lui; formalmente è ancora attivo, anche se possono passare anni fra un evento e
l’altro. Il motivo è che già nell'Ottocento era una meta turistica abbastanza
gettonata e i furboni che andavano a vederlo credevano che per farlo scatenare
bisognasse lanciare dei sassi nella bocca del geyser. Morale della favola,
hanno tappato il buon Geysir che ora gasa solo quando c'è qualche terremoto in
zona. Peccato che la stupidità umana abbia colpito ancora, perchè se lo
Strokkur getta acqua fino a 20 metri, il Geyser era in grado di spararla fino a
60.
6) "La cosa più bella che
hai visto?"
E' veramente difficile dirlo. Vedi tante di quelle cose
distanti anni luce dal mondo "normale" che ogni giorno qualcosa che
ti impressiona e ti porta a scattare una fotografia mentale che probabilmente
rimarrà indelebile nella memoria.
Però sono una persona quadrata e quindi ho stilato una mia
personalissima Top 3:
- Le balene:
scettico prima di pagare per questa escursione, entusiasta al ritorno. Per tre
ore abbiamo gironzolato nella baia al largo di Husavik e abbiamo avuto la
notevole fortuna di avvistare tre megattere che dormivano una di fianco
all'altra. Verso la fine dell'escursione, mentre l'Arianna assumeva colorazioni
gradienti dal giallo al verdastro a causa del mal di mare, siamo riusciti a
vedere questi bestioni esibirsi in tre salti: descrivere un animale di una
quindicina di metri, pesante una trentina di tonnellate, che salta fuori
dall'acqua con una grazia tutta sua è impossibile. Forse l'unico paragone è
immaginarsi Giuliano Ferrara fare i tuffi dal trampolino della Baldesio.
- L'aurora boreale:
anche qua la fortuna ha giocato a nostro favore, perchè complice il Sole
particolarmente attivo in questo periodo e un meteo adatto siamo riusciti ad
vedere questo incredibile fenomeno metereologico. Potrete vedere cento albe
splendide, mille tramonti romantici, ma l'aurora boreale lascia letteralmente
senza fiato.
Spettacolo. Punto e basta. |
- Le Cascate
islandesi: ce ne sono ovunque, di tutti i tipi e per tutti i gusti. E
soprattutto, tutte gigantesche. La più bella per me è stata Selfoss, nel nord
dell'Islanda, ma anche Dettifoss (in foto qui sotto) non se la cavava male.
7) Usi e costumi
Gli islandesi sono persone molto aperte. In quasi tutte le
strutture in cui abbiamo pernottato i padroni di casa c'hanno accolto con
gentilezza e tante tante informazioni utili. Il costo della vita è più caro che
da noi ma fidatevi che se, come nel nostro caso, a mezzogiorno vi accontentate
di qualche merendina o schifezza varia, alla sera sarete più che lieti di
spendere qualcosina in più. Per la medesima ragione, io tornato dall'Islanda
posso affermare senza problemi di aver mangiato bene. Lo stufato d'agnello
-onnipresente- è stato il mio miglior paracadute, le aragoste di Hofn e la
balena mangiata a Akureyri sono stati piatti curiosi ma sfiziosissimi. Si si,
sono una brutta persona che mangia le balene. Prometto che non lo faccio più e
torno a mangiare mucche e maiali da bravo bambino.
Un ultima cosa. Non prelevate contanti che non serve ad una
ceppa; gli islandesi saranno anche dei pescatori o dei pecorari (un pò di
razzismo mancava a questo articolo) ma sono avanti anni luce rispetto a noi e
ovunque si può pagare con carta di credito. All'arrivo in aeroporto il 50% del
nostro volo s'è precipitato ai bancomat oppure agli sportelli dei cambi. Noi
con una carta di credito abbiamo fatto tutto. Tiè!
Riassumendo, l’Islanda gasa e di brutto. Come sto ripetendo
a tutti, andateci andateci andateci.
Un grazie speciale va alla mia indispensabile compagna di
viaggio ed alla sua irrefrenabile curiosità che mi ha permesso di vedere
panorami o cose che magari mi sarei lasciato scappare.
Alla prossima regas, sperando che il prossimo aggiornamento
del blog non coincida con la prossima vacanza in posti selvaggi come l’Islanda.
Jokusarlon. Una marea de gias. |
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